Questi giganti esistono davvero, e sono stati trovati nei nostri mari
Sono tra le specie animali più grandi mai studiati ma sono anche molto difficili da avvistare, perché vivono in luoghi inospitali e irraggiungibili
Tra tutti gli ecosistemi e gli ambienti del nostro pianeta, quello marino rimane il più misterioso. Ancora di più quello sottomarino: molti degli animali e delle piante che vivono nelle profondità dei nostri oceani sono stati avvistati solo poche volte, e su di loro gli scienziati hanno poche informazioni.
Sono anche specie animali che hanno dovuto adattarsi alla vita nelle condizioni più estreme, dove la luce del sole non arriva. Abbiamo tutti in mente, per esempio, quello strano pesce con denti enormi e una sorta di lampadina che gli penzola davanti al naso: il melanoceto, o diavolo nero.
Ancora più affascinanti, perché enormi, misteriosi e all’apparenza terribilmente pericolosi, sono i calamari giganti. E c’è un museo, in Spagna, che li colleziona.
Giganti nei nostri mari
I calamari giganti sono talmente misteriosi e affascinanti che un tempo si pensava fossero creature leggendarie, come il mostro di Loch Ness. Ne esistono otto specie, tutte della famiglia delle Architeuthidae, ma anche su questo gli scienziati sono incerti: potrebbero invece appartenere tutti a un’unica specie.
Un altro mistero sui calamari giganti è la loro dimensione: leggende metropolitane e racconti da lupi di mare parlano di un esemplare lungo 25 metri, che però non è mai stato documentato scientificamente. Quelli che abbiamo però non sono da meno: si parla di 13 metri di lunghezza per le femmine, e 18 per i maschi. Dimensioni da record, battute da pochi altri animali in cielo e in terra.
Le prime fotografie di un calamaro gigante in vita risalgono solo al 2006: questo perché vivono nelle profondità degli oceani, fino a mille metri sotto la superficie dell’acqua. Sono diffusi ovunque, ma noi non lo sappiamo, perché non possiamo vederli. Sono animali solitari, e hanno solo un cacciatore: il capodoglio, l’unico in grado di uccidere queste bestie, che a loro volta catturano le loro prede con i tentacoli e le portano verso la bocca, dove una lingua dotata di denti le tritura. Alcuni dei loro cugini più piccoli stanno per essere mandati nello spazio.
Esistono anche altri animali simili ai calamari giganti: c’è la Taningia Danae, uno dei polpi più grandi del mondo, che arriva fino a 2.3 metri di lunghezza e 160 chili di peso. Anche questa specie vive nelle profondità oceaniche, ed è molto rara da osservare: per attaccare le sue prede si illumina usando delle piccole “lampadine” attaccate ai tentacoli. Ci sono infine i Regalecidi, dal corpo piatto ed estremamente lungo: 11 metri, per 270 chili. Ne abbiamo catturati, vivi o morti, pochissimi esemplari: tutto quello che sappiamo viene dai rarissimi incontri fatti dai sub o dai robot subacquei. Sappiamo solo che si nutre di plancton e che si muove ondeggiando in acqua. Queste tre specie rimangono piene di misteri, come tutto quello che succede in un mondo ancora inesplorato come quello sottomarino: tanto inesplorato che ne abbiamo appena scoperto un pezzettino tutto nuovo.
Il museo spagnolo
Le Asturie, regione spagnola che affaccia sull’Oceano Atlantico, è da sempre un luogo privilegiato per osservare e catturare i calamari, per un fattore climatico e di correnti sottomarine. Proprio per questo a Luarca, una città della regione, è stato costruito un museo – l’unico al mondo – apposta per loro.
In grandi teche verticali e orizzontali con una soluzione alcolica colleziona questi animali giganteschi, in alcuni casi ripiegati su se stessi, e in altri ben distesi. Ha undici calamari giganti e tre Taningia Danae. Il museo era rimasto chiuso per anni, dopo una tempesta particolarmente violenta, e ha riaperto due settimane fa, il 15 luglio.