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SCIENZA

Nella savana africana una specie di formiche invasive minaccia l'equilibrio dell'ecosistema

Queste formiche, appartenenti ad una specie invasiva che ha preso il sopravvento nella savana del Kenya, stanno sconvolgendo l'intero ecosistema: ecco in che modo.

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Può una semplice, piccolissima formica sconvolgere a tal punto un intero ecosistema da spingere addirittura i leoni a cambiare il loro comportamento alimentare? Sì, se si tratta di una specie invasiva come quella che, negli ultimi anni, ha preso il sopravvento nella savana del Kenya. Gli effetti imprevedibili di tale fenomeno hanno sorpreso gli scienziati: ecco che cosa sta succedendo.

La nuova specie di formica invasiva

L’incredibile storia che Todd Palmer e Corinna Riginos hanno raccontato in un’intervista a Scientific American è davvero sorprendente. Di che si tratta? Iniziamo dalle presentazioni: Todd Palmer è professore di biologia presso l’Università della Florida, e ha svolto il suo dottorato con il professor Truman Young, dell’Università della California. All’epoca, si è trasferito in Kenya per studiare l’ecosistema della savana, facendo una piccola scoperta molto interessante. Ha notato che le acacie avevano delle spine evolutesi per poter rallentare la voracità delle giraffe.

Purtroppo, tali spine non hanno alcuna efficacia contro un elefante. A questo hanno pensato le formiche: sono piccoli insetti tipici della savana, che si raggruppano sulle chiome degli alberi e attaccano gli elefanti mordendo le loro proboscidi, per disincentivarli dal cibarsi della pianta. Madre natura, come al solito, si è rivelata perfetta. Ma qualche anno dopo è successo qualcosa di inaspettato. Corinna Riginos, direttrice scientifica della sezione del Wyoming della Nature Conservancy, ha raggiunto il professor Palmer in Kenya e ha scoperto che le formiche “locali” erano state soppiantate da una nuova specie invasiva.

Le formiche dalla testa grande (Pheidole megacephala) hanno preso il sopravvento, privando le acacie della loro naturale difesa contro gli erbivori. Ciò ha significato, per gli elefanti, poter tornare a cibarsi di queste piante – e a seguire anche altri animali molto più delicati, come le giraffe e le zebre. Ma in che modo la scomparsa delle formiche autoctone avrebbe modificato l’intero ecosistema, coinvolgendo persino i leoni e i bufali? Si tratta di uno stupefacente esempio dell’effetto farfalla, per cui una piccola variazione può comportare un enorme cambiamento.

Il drammatico effetto sull’ecosistema

Ricapitoliamo quello che abbiamo visto fin qui: le formiche dalla testa grande, sconfiggendo la specie autoctona, hanno lasciato le acacie indifese contro gli erbivori. Elefanti, giraffe e zebre hanno dunque cominciato a banchettare con esse, distruggendo gran parte della savana. Ciò ha comportato anche un aumento della visibilità nel territorio, rendendo molto più difficile per i leoni cacciare le sue prede. Non potendosi più nascondere in una vegetazione ormai ben poco fitta, hanno dovuto rinunciare a del “cibo facile” come le zebre.

I ricercatori, a questo punto, hanno monitorato il comportamento dei leoni attraverso dei collari dotati di GPS, per individuare in che punto questi grandi predatori si raggruppano e rimangono fermi a lungo, probabilmente impegnati nel mangiare. In questo modo, sono riusciti a scoprire che i leoni, non potendo più catturare le zebre, si sono concentrati sui bufali. Si tratta di creature ben più grandi e pericolose, che però rappresentano una delle poche alternative nella savana. L’obiettivo degli scienziati, ora, è capire come salvare le acacie dalle formiche invasive, nella speranza così di ristabilire l’equilibrio in un ecosistema fragile a tal punto da rischiare di veder scomparire intere specie.

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