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SCIENZA

Serve una soluzione per il problema del sesso nello spazio

L'invito degli studiosi alle agenzie spaziali di tutto il mondo: se vogliamo davvero andare su Marte, dobbiamo risolvere il problema del sesso nello spazio.

Sesso nello spazio, nasce una nuova disciplina Fonte foto: 123RF - sdecoret

La NASA ha sempre dichiarato che nessun astronauta ha mai fatto sesso nello spazio. Sempre più spesso incalzata da studiosi e giornalisti di tutto il mondo, l’Agenzia conferma una certa – ormai famosa – reticenza nell’affrontare il tema del sesso a gravità zero.

Eppure, l’intensificarsi della presenza umana in orbita e la prospettiva di riuscire, nel corso dei prossimi dieci anni, a lanciare missioni di lunga durata verso la Luna e poi verso Marte, rendono ormai necessario l’abbandono degli strani tabù mostrati sino ad oggi per affrontare una volta per tutte il problema del sesso nello spazio.

Perchè prima poi, ed i tempi sono piuttosto maturi perché ciò accada, succederà che due esseri umani si uniranno nel pur poco romantico ambiente di un modulo spaziale – magari per consegnare alla vita la prima generazione di umani nati su Marte.

Il sesso nello spazio

Viviamo in un’epoca d’oro, per quanto riguarda i viaggi spaziali e la conoscenza umana dell’Universo: esiste oggi un fenomeno come il turismo spaziale ed abbiamo appena inviato il più potente telescopio che abbia mai viaggiato nello spazio ad indagare le origini delle stelle e del nostro Universo.

Ma su come dovremmo, in finale, colonizzare Marte e il resto dei pianeti abitabili che andiamo cercando da anni ben oltre i confini del Sistema Solare non si dà notizia. Certo è che la riproduzione della nostra specie avverrà, almeno in parte, tramite l’accoppiamento.

Eppure, del sesso nello spazio non si parla. Quando la testata tedesca DW ha chiesto a Paul Root Wolpe, bioetico della NASA per oltre 15 anni, cosa pensasse in merito al problema del sesso nello spazio, la risposta è stata piuttosto chiara: “se siamo seri in materia di missioni spaziali di lunga durata” ha detto Wolpe “allora la sessualità sarà una parte importante” delle prossime missioni. In altre circostanze Matthias Maurer, astronauta tedesco che oggi si trova sulla Stazione Spaziale Internazionale, rivelò che non vi erano cenni alla sessualità nell’addestramento degli astronauti, aggiungendo un laconico “forse dovrebbero esserci”.

C’è poi chi sostiene che qualcuno abbia già fatto sesso nello spazio, e la cosa non sarebbe così stupefacente considerando che nel 1992 la NASA inviò nello spazio a bordo dello Shuttle una coppia di astronauti appena sposati – praticamente in luna di miele. La prima missione spaziale “mista” della storia è anch’essa candidata ad alimentare il dubbio: la missione sovietica Sojuz T-7 del 1982 pare fosse stata programmata esplicitamente per consentire la sperimentazione di un rapporto sessuale a bordo della stazione spaziale Saljut 7 – almeno così riportavano le cronache più sottili dell’epoca.

Gli unici studi riconosciuti in materia di sessualità nello spazio, però, riguardano ancora soltanto altre specie animali.

Una nuova disciplina: la sessuologia dello spazio

In un recentissimo studio, destinato ad alimentare una discussione sempre più vivace e necessaria, si propone l’istituzione di una disciplina interamente dedicata allo studio della delicata tematica del sesso nello spazio. La ricerca in questione è stata pubblicata su The Journal of Sex Research ad opera di un team di ricercatori guidato da Simon Dubè della Concordia University di Montréal, ed è un invito piuttosto chiaro per tutte le agenzie governative e le aziende impegnate nei viaggi spaziali.

“È il momento che le organizzazioni spaziali abbraccino una nuova disciplina”, si legge nell’abstract della ricerca. Tale nuova disciplina, che incontra la definizione di “studio scientifico dell’intimità e della sessualità in ambiente extraterrestre”, è resa sempre più necessaria dall’intensificarsi dei progetti su prossime missioni spaziali di lunga durata.

Non si tratta soltanto dei problemi legati alla riproduzione, scrive Dubé in un lungo articolo pubblicato su The Conversation: il problema della sessualità nello spazio “include complesse dinamiche psicologiche, emotive e relazionali”.

Considerando che l’astinenza non è un’opzione valida – il viaggio per raggiungere Marte può durare dai 6 ai 9 mesi – “facilitare la masturbazione ed il sesso potrebbe essere molto d’aiuto agli astronauti: li aiuterebbe a rilassarsi, a dormire, e allevierebbe il dolore”.

I tabù esistono ancora, ed il problema del sesso nello spazio è stato rimandato per molteplici cause, prima tra tutte la bassissima percentuale di donne tra gli astronauti – appena l’11% del totale.
Ma l’idea di continuare a negare l’esistenza del problema, continua Dubè, “manca di lungimiranza”. Se pensiamo davvero di andare su Marte, serve una soluzione per il problema del sesso nello spazio.