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Digitale Terrestre: che cos'è la prominence che fa paura alle emittenti

Le nuove piattaforme di streaming e le moderne Smart TV sono una enorme sfida per le emittenti tradizionali che, adesso, difendono il caro vecchio telecomando

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Martedì 7 novembre si è svolto a Roma il convegno “Il futuro della televisione nella transizione digitale” durante il quale editori, tecnici e politici hanno discusso del tanto atteso switch off definitivo al Digitale Terrestre di seconda generazione (DVB-T2).

Ma non solo di questo, perché al convegno ha partecipato anche Aeranti-Corallo, l’associazione che rappresenta gli interessi di oltre 800 emittenti TV e radio locali, che tramite il suo coordinatore Marco Rossignoli ha riportato in luce un altro grosso problema da risolvere in fretta: l’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM) deve sciogliere al più presto il nodo della “prominence“.

Che cos’è la prominence

Con una traduzione secca e letterale, si può dire che la “prominence” è la priorità, la prominenza che un canale TV ha sul telecomando. Oppure che non ha, se sul telecomando quel canale non c’è.

Chi è nato ed è cresciuto nell’epoca della TV analogica, quando i canali nazionali erano pochissimi e quelli locali poche decine, si ricorda bene delle lunghe ore passate a fare zapping tra i pochi canali disponibili. Tutti i nazionali erano abbondantemente accessibili dai primi 9 tasti del telecomando, dall’8 in poi già partivano le reti locali.

Adesso non è più così: ci sono centinaia di canali disponibili, a volte doppioni di altri canali ma in risoluzione maggiore o minore o con una programmazione ritardata di una o più ore. Ci sono decine di canali nazionali e centinaia di canali locali e il risultato è che i primi 9 tasti del telecomando non bastano più nemmeno per mostrare tutte le reti nazionali.

In questo scenario le emittenti locali rischiano di essere marginalizzate, spedite in fondo alla lista dei canali dove nessuno le vedrà mai facendo zapping, perché sono troppo distanti dalle reti di maggior successo.

Ma non sono solo le reti locali a rischiare di sparire dai telecomandi: anche le principali reti nazionali sono in pericolo, persino quelle RAI, Mediaset, Cairo Editore e Warner Bros. Perché se prima la guerra per gli ascolti TV era tra emittenti locali ed emittenti nazionali, ora la sfida è tra Digitale Terrestre e piattaforme in streaming.

Un telecomando senza numeri

Molte nuove Smart TV hanno telecomandi molto minimali, con pochissimi tasti e senza nessun tasto numerico. In alcuni casi ci sono i tasti specifici per lanciare le applicazioni di Netflix, Prime Video, Disney+ o altre piattaforme, ma non ci sono mai i tasti di RaiPlay, Mediaset Infinity o altre piattaforme italiane.

La TV generalista italiana, in casi del genere, è buttata fuori” dal telecomando due volte: la prima perché non ci sono i tasti numerici per raggiungere con un tocco Rai 1, Rai 2 e tutti i primi 9 canali del DVB, la seconda è perché non ci sono nemmeno i tasti specifici per le app in streaming.

Questi tasti non ci sono perché sul telecomando c’è poco spazio e i produttori delle Smart TV lo concedono solo alle piattaforme che pagano per essere presenti in questo club esclusivo. L’idea dei produttori TV, infatti, è che la prominence si paga, non è gratis.

Cosa dice l’AGCOM

L’idea dei produttori TV dovrà fare i conti con ciò che deciderà l’Autorità Garante per le Comunicazioni in Italia, che a fine gennaio ha lanciato una consultazione pubblica (accessibile da febbraio 2023 e non ancora chiusa) per decidere in merito alla prominence.

La consultazione ha il titolo di “Consultazione pubblica in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e di accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre” e parte dal presupposto che esistono alcuni “servizi di media audiovisivi di interesse generale” che vanno tutelati “al fine di assicurare il pluralismo, la libertà di espressione, la diversità culturale e l’effettività dell’informazione per la più ampia utenza possibile“.

L’idea dell’AGCOM, oggetto della consultazione, è quella di costringere i produttori di Smart TV ad inserire sui telecomandi un’icona specifica per l’accesso a questi “servizi di interesse generale” (SIG), che porti poi ad una apposita sezione del menu della Smart TV.

Per quanto riguarda i tasti numerici, invece, “l’Autorità ritiene adeguato e proporzionato prevedere che i telecomandi (almeno un telecomando, in caso ve ne fosse più di uno), forniti congiuntamente a un dispositivo idoneo alla ricezione del segnale televisivo digitale terrestre, presentino i tasti numerici che consentono di accedere ai canali della televisione digitale terrestre e che tali tasti siano abilitati, e quindi utilizzabili dall’utente, da qualsiasi ambiente (lineare o online), ossia a prescindere dal servizio, funzionalità o applicazione che l’utente sta utilizzando al momento“.

Se passerà la linea dell’AGCOM, quindi, i telecomandi delle Smart TV dovranno avere i 10 tasti numerici (da 0 a 9), un tasto e un menu specifico per i “SIG e dovranno permettere all’utente di passare da un’app ad un canale del Digitale Terrestre semplicemente premendo il tasto numerico corrispondente, senza prima uscire dalla piattaforma.