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Sono entrati nel cuore di queste galassie: ecco cosa hanno trovato

I telescopi Hubble e James Webb hanno unito nuovamente le forze immortalando in scatti mozzafiato la collisione imminente fra tre galassie

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Fusione tra galassie Fonte foto: Esawebb

Il numero magico: viene spesso definito in questo modo il 3 e forse non troppo casualmente sono tante le galassie che stanno dando vita a una collisione e fusione spettacolari. Se n’è accorto molto bene il telescopio spaziale Hubble che ha mostrato proprio questo evento con una serie di immagini rare come non mai.

In effetti, nonostante le collisioni galattiche siano in realtà piuttosto comuni, lo stesso non può dirsi di quello che sta avvenendo nella porzione di Universo monitorata da Hubble: ogni galassia coinvolta andrà a far nascere nuove stelle, dando vita a una situazione davvero unica. Ma dove sta accadendo tutto questo e cosa succederà a breve?

La struttura a spirale delle galassie

Le galassie che stanno emozionando astronomi e scienziati si trovano nella costellazione di Boote (nota anche come “Bifolco”), ai cui confini è presente la quarta stella più brillante del cielo, Arturo. Il destino di questi agglomerati di stelle è facilmente intuibile: andranno a fondersi tra di loro fino a formare un’unica grande galassia. La struttura a spirale che sta caratterizzando le protagoniste di questa collisione sparirà del tutto a causa delle interazioni gravitazionali, lasciando spazio a forme e colori altrettanto affascinanti. A rendere ancora più accurata la risoluzione delle foto ci ha pensato un altro telescopio, James Webb. Tra l’altro, per il terzetto di cui si sta parlando è stato scelto un nome che le identifichi con precisione.

Collettivamente queste galassie sono note come SDSSCGB 10189, ormai sempre più vicine da far già immaginare la fusione vera e propria. Le forme di questi insiemi stellari risultano al momento distorte, con tanto di filamenti di gas e polvere ben in evidenza negli scatti di Hubble. La luce che viene emessa da ogni galassia, inoltre, risulta molto intensa. C’è un altro dettaglio che vale la pena citare in questo caso: all’interno di SDSSCGB 10189, le distanze tra uno e l’altro ammasso è di appena 50mila anni luce, una vera e propria bazzecola dal punto di vista spaziale.

L’indagine da condurre sulle galassie

Perché il telescopio lanciato in orbita nell’ormai lontano 1990 si è concentrato proprio su questa zona dell’Universo? Si tratta di una parte integrante di un’ampia indagine sulle origini delle galassie più grandi in assoluto. Queste ultime sono state ribattezzate Brightest Cluster Galaxies dagli esperti, un termine semplificato con la sigla BCG. In poche parole si formano quando una galassia più grande inghiotte quelle più piccole. Le fusioni e gli scontri tra le stelle sono in questo caso inevitabili. Gli astronomi si attendono molto da un approfondimento del genere e la ragione non è poi così difficile da intuire.

La speranza è che ci siano indizi preziosi a sufficienza sulla cosiddetta “rete cosmica”, la struttura aggrovigliata di ammassi stellari e filamenti di materia oscura che collega le singole galassie. Tra l’altro, non è chiaro quando si siano formati per la prima volta i BCG. La convinzione è che tutto sia cominciato poco meno di 13 miliardi di anni fa, dunque nelle fasi iniziali dell’Universo. C’è chi crede che il loro sviluppo e l’evoluzione conseguente siano ancora in corso al giorno d’oggi. I misteri spaziali non mancano mai, chissà se si potrà essere riconoscenti nei confronti dei telescopi Hubble e James Webb anche per questa situazione.