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SCIENZA

Straordinaria scoperta vicino a Gerusalemme: un tesoro inaspettato

In un antico quartiere alle porte di Gerusalemme, gli archeologi hanno scoperto manufatti preziosissimi: su di essi, qualcosa di totalmente inatteso.

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Sono ancora tantissimi i tesori che riposano sotto terra, in attesa di tornare alla luce e regalarci un po’ di conoscenza in più su quelle che sono state le antiche civiltà del nostro passato. Ogni tanto, grazie all’incessante lavoro degli archeologi, qualche prezioso manufatto riemerge dalle profondità della terra e ci racconta cose spesso inaudite: proprio come è di recente accaduto nei pressi di Gerusalemme, dove gli esperti hanno rinvenuto alcune testimonianze del tutto inaspettate.

Gerusalemme, scoperte antiche ceramiche di gran valore

La città di Gerusalemme è non soltanto tempio spirituale e luogo d’incontro di alcune delle più importanti religioni del mondo, ma anche scrigno di preziosissime testimonianze archeologiche in grado di raccontarci la storia dell’umanità indietro nel tempo, sino alle sue radici più profonde. È qui che sono avvenute diverse scoperte dal valore inestimabile – come il recente ritrovamento di un pettine antichissimo che porta incisa quella che potrebbe essere la prima frase mai scritta usando un alfabeto.

Gerusalemme e i suoi dintorni sono dunque coinvolti in scavi che, incessantemente, cercano di riportare alla luce piccoli frammenti del nostro passato. Negli ultimi anni, gli archeologi hanno trovato qualcosa di davvero incredibile e, grazie a tecnologie sempre più all’avanguardia, hanno fatto un passo avanti nella comprensione dell’antica civiltà israeliana. Nel 2019, uno scavo condotto dall’Autorità Israeliana per le Antichità (IAA) ha portato alla scoperta di alcuni manufatti nel quartiere di Motza, alle porte della Città Santa.

Qui, un team di archeologi guidati dal dottor Uzi Ad e dalla dottoressa Anna Eirich ha individuato un antico forno destinato alla produzione di oggetti in ceramica. Tutt’intorno, sono riemerse lampade ad olio realizzate in argilla cotta, datate ben 1.500 anni fa, ovvero all’epoca bizantina. Il successivo intervento del dottor Shulamit Terem, specialista in ceramica, ha permesso di scoprire qualcosa in più su queste lampade ad olio – giunte a noi purtroppo rotte. E sono emersi dettagli davvero incredibili.

Le impronte digitali rinvenute sulle lampade ad olio

Il dottor Terem ha analizzato i frammenti di lampade ad olio ritrovati nei pressi di Gerusalemme, scoprendo interessanti decorazioni che rappresentano palme e menorah (il famoso candelabro a sette braccia simbolo del mondo ebraico). E, soprattutto, vi ha rinvenuto alcune impronte digitali che si sono perfettamente conservate nei secoli. L’esperto si è dunque rivolto alla Divisione di Identificazione e Scienze Forensi della Polizia Israeliana, per la scansione e l’analisi più approfondita delle impronte. Ne sono state individuate ben più di 230, su altrettanti frammenti di lampade, e in un centinaio di casi si sono presentate in maniera così chiara che è stato possibile creare delle imitazioni in 3D, per poterle studiare ancora meglio.

Il lavoro non è certo finito: grazie a queste impronte, gli scienziati sono riusciti a raccogliere (e stanno ancora raccogliendo) moltissime informazioni sull’età, il sesso e la professione delle persone cui sono appartenute. È una scoperta emozionante, che permetterà all’IAA di acquisire nuove conoscenze sui vasai che hanno prodotto il vasellame ora tornato alla luce e sulle comunità che sono vissute in quello che oggi è il quartiere di Motza. E così, un altro affascinante tassello dell’immenso puzzle che è la nostra civiltà sta andando finalmente al suo posto.

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