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Come funziona Threema, l'alternativa svizzera a WhatsApp

Threema è un'alternativa solida a WhatsApp, con oltre dieci anni di storia alle spalle, che in cambio di un prezzo piccolissimo offre moltissimi vantaggi

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Non è affatto una novità, ma per oltre un decennio è stata ben poco conosciuta: stiamo parlando di Threema, l’alternativa a WhatsApp che viene dalla Svizzera e che, proprio per questo motivo, è l’unica app di messaggistica usata dai membri dell’esercito svizzero (sì, la Svizzera è neutrale ma ha comunque un piccolo esercito).

Threema ha 200 volte meno utenti di WhatsApp (circa 10 milioni contro 2 miliardi), perché è a pagamento ma, come dice l’azienda che sviluppa l’app, “vale la pena pagare per la privacy“. Il costo dell’app, d’altronde, è veramente irrisorio e vale la pena di iniziare a prendere la mano con questa piattaforma perché, vista la recente normativa europea sulla privacy (GPDR) e sui servizi e mercati digitali (DSA e DMA), è molto probabile che WhatsApp diventi in futuro meno attraente.

Come funziona Threema

Threema è veramente molto simile, nelle sue funzioni, a WhatsApp. Con questa piattaforma è possibile scambiarsi messaggi di testo, foto, video, file di grandi dimensioni, creare sondaggi, formattare il testo e molto altro.

La differenza principale tra Threema è WhatsApp è nella gestione dei dati dell’utente. Mentre WhatsApp è legato al numero di telefono, sul quale si fonda l’account, Threema può essere utilizzato senza fornire alcun numero, indirizzo email o altro dato personale: è possibile registrarsi in modo completamente anonimo, perché l’app genera un “Threema ID” casuale e l’utente usa quello per connettersi alla piattaforma.

Poi è possibile anche collegare la propria rubrica telefonica e inserire altri dati per essere riconoscibile dagli altri utenti, ma non è affatto obbligatorio. In più, Threema afferma di non raccogliere, né di inviare ai propri server, nessun dato dell’utente.

Ad essere inviati sono solo i dati delle chat, che vengono protetti con crittografia end-to-end prima di andare ai server di Threema in Svizzera. Nessun dato, quindi, esce dal territorio europeo in direzione degli Stati Uniti e, di conseguenza, tutti i dati vengono gestiti in modo conforme alle leggi europee (anche se la Svizzera non è formalmente membro UE).

Questa grande attenzione alla privacy ha un costo, ma è molto basso: solo 4,99 euro, da pagare una volta sola. Non si tratta, quindi, di una piattaforma in abbonamento mensile.

Chat e normativa UE: il futuro è incerto

La questione della localizzazione dei server non è affatto da sottovalutare: Meta, ma anche Telegram e Signal, sono sempre più sotto pressione da parte delle autorità europee, che chiedono che gli utenti possano accedere ai propri dati e decidere come vengono gestiti.

Le big della tecnologia affermano che, poiché i server non si trovano sul suolo europeo, non le piattaforme non devono per forza rispondere al 100% a tutte le normative europee. In passato, per questo, Meta ha persino minacciato di abbandonare il mercato europeo e di dire addio a centinaia di milioni di suoi utenti in UE, perché i costi per soddisfare in pieno le richieste dell’Unione sono troppo alti, rispetto ai guadagni generati in UE.

Da questo punto di vista Threads parte avvantaggiata, perché afferma di essere già completamente “GPDR Compliant“, cioè di seguire alla lettera la normativa europea sulla privacy. Compreso il diritto degli utenti di chiedere e ottenere che la piattaforma cancelli tutti i loro dati.

Diversa, invece, è la questione relativa al Digital Services Act (DSA) e al Digital Markets Act (DMA). Queste due direttive sono ancora agli albori, perché sono entrate in vigore da meno di un anno, e quindi l’Unione Europea deve ancora chiarire quanto voglia andare a fondo nella loro applicazione.

In teoria, a leggere i regolamenti alla lettera, tutte le grandi piattaforme social e di chat dovrebbero permettere agli utenti di scambiarsi dati e messaggi senza alcuna barriera. Sempre in teoria, quindi, un utente di WhatsApp un giorno dovrebbe essere in grado di inviare un messaggio ad uno di Telegram, o di iMessage.

Ma non ad uno di Threema, perché questa piattaforma è ancora troppo piccola e, per la normativa europea, non può ancora essere considerata un “Gatekeeper“. Ma potrebbe diventarlo in fretta, se milioni di utenti stanchi di WhatsApp decidessero di provarla.

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