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SCIENZA

Perchè gli uccelli potrebbero diventare sempre più aggressivi

Uno studio sugli uccelli potrebbe svelare molto anche sui nostri percorsi neuronali: ecco perché la loro evoluzione potrebbe renderli più aggressivi

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Generazioni di biologi si sono posti una domanda molto particolare per secoli. Se si concretizzasse un ipotetico “restart”, l’evoluzione seguirebbe un percorso differente da quello a noi ormai noto? Un recente studio, pubblicato su Nature Ecology & Evolution, getta nuova luce su questo enigma. Ciò che suggerisce è che, almeno per comportamenti complessi come l’aggressività legata alla nidificazione in cavità, la risposta è sì.

L’aggressività innata

Il punto di partenza di questo lavoro scientifico è semplice. Alcune specie di uccelli si riproducono esclusivamente in cavità arboree. Si tratta di veri e propri rifugi naturali, che l’uomo fa una gran fatica a individuare. Tale necessità impone una competizione territoriale molto spiccata e forte. Ciò si traduce nello spingere gli individui a reagire in maniera molto aggressiva.

Al fine di verificarlo, i ricercatori hanno confrontato cinque differenti ramificazioni dell’albero evolutivo dei seguenti uccelli:

  • rondini;
  • passeri;
  • pigliamosche;
  • tordi;
  • scriccioli.

Si è proseguito con un confronto, all’interno di ciascuna ramificazione, tra una specie “specialista” (che in nessun caso opterebbe per un’alternativa) e una dal comportamento nidificante più flessibile.

La dimostrazione sperimentale è avvenuta in natura e non in cattività. Per centinaia di individui, gli scienziati hanno simulato un’intrusione territoriale. È stato utilizzato un modello impagliato e degli altoparlanti con richiami aggressivi.

Il risultato? Le specie obbligate alla nidificazione in cavità si sono rivelate sistematicamente più combattive. In genere, poi, sono state individuate le reazioni più marcate nelle femmine. Il vincolo della nicchia, dunque, può plasmare non soltanto il comportamento, ma, al tempo stesso, anche l’architettura del cervello.

La mente degli uccelli

La biologia molecolare rappresenta di certo l’aspetto più interessante. Analizzando l’espressione dei geni cerebrali in dieci specie (due per ogni ramo evolutivo considerato), gli studiosi hanno scovato un piccolo gruppo di geni, la cui regolazione risultava identica in tutte le “cavity-nesters”.

Ogni volta che, in epoche differenti, una linea evolutiva ha sviluppato una maggiore aggressività, nel cervello è avvenuta la stessa modifica genetica. Di fatto, ciò dimostra come l’evoluzione possa ripetersi anche a livello di reti neurali complesse.

È stato inoltre individuato un insieme più ampio, che risulta associato all’aggressività (oltre al nucleo centrale di geni convergenti). In questo caso, però, si parla soltanto di due o tre dei cinque gruppi.

Ciò spiega come esista di certo una sorta di “via maestra” genetica. Al tempo stesso, però, esistono anche dei percorsi alternativi: “Possono esserci molti modi per costruire un uccello aggressivo”, spiegano gli autori.

Uno studio che va oltre l’ornitologia. Non appaiono tra i geni identificati quelli “classici”, legati al testosterone. Ne sono stati individuati invece alcuni connessi a disturbi neurodegenerativi nell’uomo.

Questo apre a scenari sulla plasticità cerebrale e su come l’evoluzione abbia modificato geni “di servizio” per adattare comportamento e funzioni cognitive. Comprendere meglio questi meccanismi potrebbe ispirare strategie terapeutiche basate su processi evolutivi già testati in natura.

Conclusioni

La ricerca ribadisce un doppio volto dell’evoluzione. Da una parte abbiamo la prevedibilità, con una ripetizione indipendente di alcune soluzioni molecolari. Dall’altro però abbiamo la creatività, grazie a dei percorsi alternativi che la selezione naturale può sperimentare.

Tra le autrici dello studio troviamo Kimberly Rosvall, che spiega: “Se chiedessimo a cinque pittori di ritrarre lo stesso paesaggio, riconosceremmo tutti la scena, pur notando differenze. Qui l’artista è la selezione naturale, che in 25 milioni di anni ha saputo ‘ritrarre’ l’aggressività in modo sorprendentemente coerente”.

Questo lavoro è un chiaro passo avanti nella comprensione dell’origine e la diversità dei comportamenti animali e, forse, anche dei nostri.