Riscaldamento globale, allarme dall'Antartide: siamo a un passo dalla soglia fatidica di 1,5 gradi
Un nuovo metodo di ricerca sul surriscaldamento globale: dall'Antartide giunge un allarme terribile
Chiunque abbia letto almeno un minimo articoli e/o documenti a tema cambiamento climatico, sa bene quanto terrificante sia la soglia di 1,5 gradi, di cui da tempo si discute. Purtroppo non giungono notizie positive in merito, dal momento che una nuova analisi delle carote di ghiaccio in Antartide suggerisce come il limite possa essere più vicino del previsto.
Soglia di 1,5 gradi
La soglia di 1,5 gradi rappresenta il valore limite d’aumento della temperatura del pianeta rispetto a quelli che erano i livelli pre industriali. Un limite non indicato dalla natura, chiaramente, bensì dall’Accordo di Parigi del 2015. L’impegno dei Paesi firmatari era quello di tenersi alla larga da tale nefasto traguardo, al fine di evitare conseguenze imprevedibili.
Sulla rivista Nature Geoscience è stato pubblicato uno studio decisamente interessante. Il tutto è avvenuto in una giornata particolare e tutt’altro che casuale, quella dell’apertura della Cop29 in Azerbaigian. Si evidenzia come nel corso del 2023, dati alla mano, il riscaldamento del pianeta, indotto dall’uomo, ha ormai già raggiunto la soglia di 1,49 gradi in più rispetto al periodo pre industriale. Innegabile, dunque, come la soglia d’allarme sia tremendamente più vicina di quanto si potesse pensare.
La ricerca è stata guidata dalla Lancaster University del Regno Unito. Le analisi pubblicate si basano su un metodo d’analisi innovativo, relativo alle carote di ghiaccio estratte in Antartide (consentono la ricostruzione del clima degli ultimi 2mila anni, ndr).
Allarme dall’Antartide
Intervenuto ad Ansa, il professor Carlo Barbante dell’Università di Venezia (già direttore dell’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, fino ad aprile 2024) si è così espresso: “Questo lavoro getta nuova luce sul concetto della sensitività climatica, che è una misura di quanto il clima della Terra possa rispondere all’incremento di concentrazione dei gas serra. Principalmente di anidride carbonica”.
Ha spiegato come lo studio evidenzi una dipendenza lineare tra l’incremento delle temperature globali e l’aumento di CO2 generato dalle azioni dell’uomo. Tutto ciò genera delle stime relative al surriscaldamento globale con una certezza che raggiunge almeno il 30% superiore rispetto ad altri metodi alternativi.
Quando si parla di rapporto con i livelli climatici pre industriali, si fa riferimento al periodo compreso tra il 1850 e il 1900. Stando ai ricercatori guidati da Andrew Jarvis, però, questo lasso di tempo porterebbe a una distorsione per difetto nel calcolo del riscaldamento successivo del pianeta. Il motivo? La concentrazione di anidride carbonica nella nostra atmosfera aveva iniziato ad aumentare già in precedenza. Occorrerebbe, dunque, spingere le lancette dell’orologio ancora più indietro del 1850.
Per questo motivo è stato ricercato un metodo che fosse alternativo, ritenuto più affidabile. Sono state dunque sfruttate le informazioni contenute nelle carote di ghiaccio estratte in Antartide. Queste consentono infatti di “tornare indietro nel tempo” fino a ben più di qualche secolo fa.
Di fatto la base di riferimento è stata la fase tra il 13 d.C. e il 1700, circa. Al tempo la Terra presentava una CO2 atmosferica di quasi 280 parti per milione. Oggi, invece, abbiamo superato le 420 parti per milione.
I dati zittiscono le tesi dei negazionisti, evidenziando dal 1850 al 2023 una chiara relazione lineare tra CO2 e innalzamento della temperatura. Il futuro allarmante dal quale vorremmo poterci tenere alla larga, dunque, è già qui.