Un altro allarme dal cuore dei ghiacciai: cosa sta succedendo in Groenlandia
In Groenlandia lo scioglimento dei ghiacciai è devastante. Negli ultimi 20 anni ha contribuito al 21% dell'innalzamento dei mari, ma c'è una notizia positiva
Nel corso degli ultimi 20 anni, il processo di scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia si è quintuplicato. Allo stato attuale, la superficie perduta è di 25 metri ogni singolo anno. Una differenza enorme rispetto a quanto avveniva nel corso degli anni ’80-’90, quando la superficie perduta ogni 12 mesi era di circa 5 metri. Una scoperta legata a un nuovo studio pubblicato su Nature Climate Change, che pone la parola fine al dibattito sul diretto effetto del cambiamento climatico.
Analisi dei ghiacciai
L’analisi condotta dai ricercatori ha analizzato la risposta dei ghiacciai della Groenlandia nel corso degli ultimi 130 anni di storia. Sguardo particolarmente attento rivolto agli ultimi 20 anni, considerando l’evidente “cambio di marcia” evidenziato. L’impatto del cambiamento climatico è stato infatti molto più evidente e potente negli anni Duemila.
L’aumento delle temperature ha generato una gigantesca pressione, alla quale i ghiacciai più grandi della Groenlandia sono sottoposti. Differenti gli studi che lo evidenziano. Nonostante ciò, in molti hanno avanzato dei dubbi, principalmente a causa di metodi di misurazione inadeguati.
Ecco spiegata l’importanza di questo nuovo studio, come sottolinea Anders Bjørk, professore assistente del dipartimento di geoscienze e gestione delle risorse naturali dell’Università di Copenhagen: “In questo testo chiariamo che i ghiacciai della Groenlandia si stanno sciogliendo, tutti. Le cose si sono mosse in maniera eccezionalmente rapida nel corso degli ultimi 20 anni. Non ci sono più dubbi sull’entità del fenomeno e in realtà non c’è motivo di indagare ulteriormente”.
Il ricercatore sottolinea come i dubbi precedenti potessero essere anche in parte giustificati. Prima delle immagini satellitari, infatti, le chance di indagare e documentare l’entità dello scioglimento dei ghiacciai per lunghi periodi erano limitate. Oggi questa attenuante è svanita nel nulla, come parte di quel bene globale.
Una chance di futuro
Al fine di ottenere una panoramica in qualche modo completa della situazione, sono stati studiati in maniera approfondita più di 1000 ghiacciai in Groelandia. Un numero enorme, che ha però consentito di offrire una risposta certa sull’emergenza in atto. Bjørk ha spiegato come siano state utilizzate sia immagini satellitari che scatti ormai datati dell’Archivio Nazionale Danese (200mila per la precisione).
Queste ultime avevano come scopo la facilitazione della creazione di mappe, al tempo, ma sono state cruciali per un raffronto oggettivo, riuscendo a offrire un quadro dettagliato dell’evoluzione dei ghiacciai negli ultimi 130 anni. Un capitolo della ricerca chiuso, dunque, ma ciò non vuol dire che i ghiacciai non debbano ancora essere monitorati. Si stanno infatti sciogliendo a una velocità atroce. Negli ultimi 20 anni hanno da soli contribuito al 21% dell’innalzamento del mare osservato.
Per quanto possa sembrare un controsenso, lo scioglimento porterà a una mancanza d’acqua. I ghiacciai raggiungeranno una fase nella quale saranno così piccoli che i fiumi d’acqua di fusione diminuiranno o svaniranno. Ciò rappresenta uno stravolgimento sostanziale degli ecosistemi del Paese, con le energie rinnovabili chiamate a fronteggiare numerosi ostacoli.
Ecco l’allarme di Bjørk: “Oggi esiste già un problema molto reale. I siti in cui sono state costruite delle centrali idroelettriche nel corso degli ultimi 20 anni, basate sullo scioglimento dei ghiacciai più piccoli, non ricevono acqua a sufficienza. Ciò perché il ghiaccio è scomparso e non si sta formando di nuovo”.
Non solo notizie devastanti, però. Il ricercatore spiega infatti come sia evidente una risposta molto rapida dei ghiacciai ai cambiamenti climatici. Un dato che è di per sé positivo, a patto di iniziare a ridurre in maniera netta le emissioni di CO2. L’impatto sui ghiacci dovrebbe giungere in tempi non estremamente lunghi, il che ci garantirebbe ancora una chance di futuro.