Gli scienziati hanno analizzato i campioni dell'asteroide Ryugu e hanno trovato segni di vita terrestre
Pensavano di aver scoperto le prime tracce di vita aliena in un asteroide arrivato sulla Terra, ma è stato un gigantesco equivoco: cosa è successo.
I primi frammenti dell’asteroide Ruygu sono arrivati sulla Terra nel 2020, grazie alla sonda spaziale Hayabusa 2 della Jaxa (Japan Aerospace Exploration Agency). Appena cinque grammi di inestimabile valore, che da quel momento sono diventati oggetto di studio da parte degli esperti perché potrebbero rivelare molto sui primi istanti di vita del Sistema Solare. Eppure, è accaduto qualcosa di inaspettato: nel 2022 un’analisi al microscopio elettronico a scansione ha rivelato la presenza di materia organica. Da qui un enorme equivoco.
Segni di vita terrestre sull’asteroide Ryugu
Possiamo soltanto immaginare la sorpresa di Matthew Genge, scienziato planetario dell’Imperial College di Londra, quando nel corso di un’analisi al microscopio elettronico a scansione ha rivelato la presenza di “tracce di vita” in un granello dell’asteroide Ryugu, grande appena pochi millimetri.
Dapprima ha notato un “minuscolo ma inconfondibile viticcio a forma di bastoncino di materia organica“, poi si è accorto che ve ne erano molti di più. Non è difficile comprendere l’emozione di Genge e dei suoi colleghi: forse avevano fatto la scoperta più epocale della storia umana, ovvero tracce di vita aliena importata da un asteroide sulla Terra.
Da quando nel 2020 i campioni erano stati portati sul nostro Pianeta dalla missione Hayabusa 2 della JAXA, nulla è stato lasciato al caso. Il team preposto all’operazione ha preso questi campioni atterrati in una capsula ermetica, poi ha catalogato le singole particelle assicurandosi di utilizzare strumenti sterilizzati in camere all’avanguardia e, infine, li ha spediti a diversi ricercatori in ogni parte del mondo (incluso Matthew Genge) ancora una volta in contenitori sigillati.
Un grande equivoco
Alla luce di tutte queste meticolosissime precauzioni e protocolli seguiti alla lettera, ormai sembrava certo: quelli potevano davvero essere minuscoli filamenti di origine aliena, i primi arrivati sul nostro Pianeta. Peccato che si trattasse di un enorme equivoco.
Matthew Genge, ma come lui anche altri ricercatori impegnati nell’analisi dei frammenti di Ruygu, hanno osservato che questi filamenti si comportavano come microbi terrestri intenti a cibarsi dei nutrienti presenti sulla superficie dell’asteroide, aumentando le proprie dimensioni fino a dieci volte quelle iniziali prima di morire. Il ciclo di espansione e contrazione di questi bastoncelli era fin troppo simile a quello osservato sui microrganismi terrestri.
Ed ecco scoperto l’arcano. Non si trattava affatto di “segni di vita aliena“, ma proprio di “invasori terrestri” che in modo del tutto inaspettato avevano colonizzato il piccolo campione di asteroide. Tutte le precauzioni e i protocolli all’avanguardia non ne hanno impedito la contaminazione, ma l’equivoco è stato comunque un ottimo punto di partenza per una ricerca dal titolo Rapid colonization of a space-returned Ryugu sample by terrestrial microorganisms pubblicata su Meteoritics & Planetary Science: “La scoperta sottolinea che il biota terrestre può colonizzare rapidamente campioni extraterrestri anche con precauzioni di controllo della contaminazione – si legge nell’abstract -. La colonizzazione di un campione riportato nello spazio sottolinea che la materia organica extraterrestre può fornire una fonte idonea di energia metabolica per gli organismi eterotrofi sulla Terra e su altri pianeti”.