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SCIENZA

Biografia di Marie Curie e storia delle sue scoperte

Scopri chi era Marie Curie, le sue origini e la sua biografia e la storia delle sue scoperte scientifiche.

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Chi era Marie Curie Fonte foto: Pixabay

Maria Salomea Sklodowska, meglio conosciuta come Marie Curie è stata un’importante fisica, chimica e matematica polacca, naturalizzata francese. Geniale, austera e perfezionista ma, allo stesso tempo, fragile e piena di sogni, la scienziata due volte premio Nobel ha passato la sua vita a dedicarsi alla scienza, combattendo battaglie personali e sfidando i pregiudizi di ogni genere.

Scopri di seguito la storia di questa poliedrica donna, che ha contribuito a scrivere la storia e che ha lasciato un segno indelebile, diventando un esempio da seguire.

Biografia di Marie Curie

La biografia di Marie Curie è caratterizzata dall’amore per la conoscenza. Nasce il 7 novembre del 1867 a Varsavia in una famiglia cattolica ed è l’ultima dei cinque figli. A soli sette anni un lutto colpisce profondamente la sua famiglia, portando via la sorella Zosia e, pochi anni più tardi, nel 1878, muore anche la madre Bronislawa. Entrambe le perdite lasciano un segno indelebile nella giovane Marie, che sviluppa un carattere riflessivo e tendente alla tristezza.

Marie inizia i suoi studi con il padre, insegnante di matematica e fisica, proseguendoli in seguito a Varsavia. Poiché la Polonia russa non permetteva l’accesso delle donne agli studi superiori, la giovane Marie stringe un patto con la sorella Bronya: lavorerà come governante per mantenere la sorella più grande agli studi di medicina a Parigi e, dopo la laurea, lei dovrà ricambiare il favore.

La vita in Francia e gli anni alla Sorbona

Lo scambio dà i suoi frutti e, a 24 anni, la ragazza arriva a Parigi ed inizia i suoi studi alla Sorbona. Gli anni in Francia non sono affatto facili, Marie Curie vive praticamente di stenti ma, la sua ossessione per gli studi la porta a prendere la laurea in fisica e matematica nel giro di tre anni. Il progetto per il futuro è diplomarsi come insegnante e ritornare a Varsavia.

Per fare carriera e sbarcare il lunario, Marie ottiene una borsa di studio all’Università su come tracciare le proprietà magnetiche dei vari acciai. È proprio in questo periodo che entra nella sua vita Pierre Curie. Il fisico esperto nelle leggi di magnetismo è uno scienziato di fama internazionale, un outsider interessato più alla ricerca che a titoli accademici e di prestigio. Si guadagna da vivere come capo di laboratorio nella Scuola di Fisica e Chimica industriale di Parigi.

L’amore con Pierre Curie

Pierre diviene amico intimo della scienziata e i due stringono uno stretto rapporto basato sulla ricerca, lo studio e l’aiuto reciproco. Fra i due nasce l’amore, ma la giovane scienziata non ammette distrazioni di sorta: il suo obiettivo è diplomarsi e ritornare in Polonia e non sarà di certo un uomo a farle cambiare idea. Pierre però è disposto persino a seguirla a Varsavia, per questo la donna capitola e accetta di sposarlo. La coppia si sposa in Francia, a Sceaux, nel 1895, ricevendo in dono due biciclette con le quali decidono di partire per un tour di tre mesi in giro per l’Europa.

Nonostante il matrimonio, Marie decide di voler comunque mantenere la sua indipendenza, motivo per cui sceglie di non rinunciare del tutto al suo cognome, facendosi chiamare Marie Curie Sklodowska. Per tutta la sua vita sarà sempre una donna emancipata, impegnata a cercare la realizzazione personale nel suo lavoro. Pierre comprende perfettamente il valore centrale che la scienza ha nella vita di Marie e i due iniziano a Parigi un’esistenza in simbiosi, dedita al lavoro e votata all’isolamento.

La scoperta della radioattività

A 30 anni, Marie Curie dà alla luce una bambina, iniziando ad annotare ogni dato sul suo sviluppo, quasi fosse un vero e proprio esperimento. Affidata la piccola al padre, si concentra poi su un lavoro quasi dimenticato di Henri Becquerel, che nel 1896, si era accorto che i sali di uranio emettevano raggi in grado di impressionare una lastra fotografica, senza alcun bisogno della luce solare.

La scienziata decide di studiare il fenomeno più da vicino, utilizzando uno strumento progettato e perfezionato dal marito Pierre: l’elettrometro, capace di misurare le correnti elettriche deboli. Inizia quindi un’analisi sistematica dell’uranio in diversi composti e a diverse condizioni che la porterà ad una straordinaria conclusione: la proprietà atomica dell’elemento uranio, che non può cioè essere modificata da alcuna procedura chimica, è l’emettere radiazioni. Una proprietà che Marie chiamerà radioattività.

Polonio e radio

Altre scrupolose misurazioni faranno emergere il fatto che ad essere radioattivi non sono solo l’uranio e i suoi composti, ma anche il torio e un altro materiale grezzo che li contiene entrambi: la pechblenda. Questa è decisamente più radioattiva di quanto giustificato dalle quantità di uranio e torio in essa contenute, per cui ci deve essere solo un’altra possibile spiegazione: probabilmente al suo interno vi è un altro componente radioattivo, ancora sconosciuto.

Infatti, nel 1898, i coniugi Curie scrivono di aver identificato una sostanza 300 volte più attiva dell’uranio: “Crediamo che la sostanza che abbiamo estratto dalla pechblenda contenga un metallo mai identificato finora… suggeriamo di chiamarlo polonio, dal nome del Paese di origine di uno di noi”. Nello stesso anno, i Curie informano l’Accademia delle Scienze di aver fatto un’altra scoperta: una sostanza con una radioattività 900 volte superiore a quella dell’uranio: il radio.

Approfondimento della ricerca

Le scoperte fatte richiedono ulteriori ricerche. Nello specifico, la domanda a cui rispondere ora è: qual è il peso atomico dei nuovi elementi? Per rispondere però, sarà necessario avere grandi quantità di pechblenda e un posto adatto a lavorarla. Dopo parecchi rifiuti, i coniugi Curie riescono ad ottenere un capannone abbandonato poco lontano dal laboratorio, che sarà l’epicentro di un’epoca felice e produttiva.

All’interno della struttura Marie Curie, immersa nei fumi radioattivi dei minerali, si occuperà della separazione chimica dei distillati, rimescolando per ore pentoloni pieni di chili di materiale. Dopo quattro anni di massacranti lavori, la scienziata riesce ad ottenere il peso atomico quasi esatto del radio 225 (come sappiamo oggi è 226).

Il marito Pierre nel frattempo comincia ad intuire le varie potenzialità della sostanza in campo medico ma, al contempo, anche le possibili ripercussioni sulla salute, cominciando ad accusare sempre più dolori alle ossa.

Il Nobel per la Fisica

Il riconoscimento più prestigioso arriva nel 1903: il Nobel per la Fisica per le ricerche sui fenomeni radioattivi. Un evento che strapperà la coppia dalla loro condizione di isolamento, catapultandoli al centro dell’attenzione mediatica. Pierre e Marie decidono di non brevettare la scoperta, convinti che il radio sia un elemento di valore che sarà utile alla società. La scelta fa diventare l’elemento il più ricercato in ambito medico e industriale.

La morte di Pierre Curie

Il 19 aprile del 1906, Pierre Curie perde la vita attraversando la strada, investito da un carro vicino a Pont Neuf. La tragedia lascia la scienziata sola con le due figlie di 9 e 2 anni. A 38 anni la donna eredita la cattedra del marito e diventa la prima insegnante donna alla Sorbona. La perdita però la fa rinchiudere nuovamente nel silenzio e Marie si rifugia nell’unico posto da cui nessuno riuscirà ad allontanarla: il laboratorio.

Nel 1911 per Marie Curie arriva il secondo Nobel per la scoperta di radio e polonio. Un premio ottenuto attraverso non poche peripezie. La storia d’amore che la scienziata aveva intrapreso con Paul Langevin, un uomo sposato con quattro figli, la porta al centro di un grande scandalo, mettendo a rischio la sua candidatura. Malgrado i continui attacchi, l’Accademia decide di assegnare comunque il premio a Marie, invitandola tuttavia a non partecipare alla cerimonia. Un invito totalmente ignorato dalla scienziata, restia ad obbedire ai comandi degli uomini.

La prima guerra mondiale e gli ultimi anni

Durante la prima guerra mondiale, Marie operò sui campi di battaglia in qualità di radiologa. Rese possibile le indagini radiologiche e partecipò alla formazione di tecnici e infermieri. Alla fine della guerra divenne attiva nella Commissione Internazionale per la Cooperazione Intellettuale della Lega delle Nazioni allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro degli scienziati.

Nel 1909 istituì a Parigi l’Institut du radium, noto oggi come Istituto Curie e, nel 1932, un istituto analogo a Varsavia. Per alcuni anni continuò con le sue ricerche sul radio, passando successivamente il testimone alla figlia Irène e al genero Frédéric che riuscirono a scoprire la radioattività artificiale mentre Marie era ancora in vita. Una grave anemia aplastica la colpì negli ultimi anni della sua vita, causata sicuramente dalle lunghe esposizioni alle radiazioni di cui si ignorava totalmente la pericolosità all’epoca.

Morì in un sanatorio di Passi in Alta Savoia, il 4 luglio del 1934. Ancora oggi tutti gli appunti delle scoperte di Marie Curie e persino i suoi ricettari di cucina sono considerati pericolosi a causa della radioattività che emanano. Vengono conservati in apposite scatole piombate e chiunque voglia consultarli deve indossare abiti di protezione ed essere consapevole che lo fa “a proprio rischio e pericolo”.

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