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La situazione dei Campi Flegrei potrebbe essere più seria di quanto si pensasse

Allarme ai Campi Flegrei, con rischio magma in risalita. La Solfatara potrebbe davvero esplodere e si richiedono nuove analisi

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Non è mai calato l’allarme sulla situazione dei Campi Flegrei, nonostante in termini mediatici la copertura non sia più quella iniziale. A inizio dicembre è giunta la nuova relazione della Commissione Grandi Rischi, che torna a esprimere preoccupazione per la risalita del magma nell’area. Il vulcano campano presenta evidenti rischi di esplosioni freatiche e fratture superficiali. Detto ciò, è facile capire come uno stato di avanzato allarme nella popolazione locale sia più che giustificato, ma è bene comprendere fino in fondo cosa il documento dica esattamente.

Allarme Solfatara

Nel corso degli ultimi anni gli studi effettuati nell’area dei Campi Flegrei hanno evidenziato un sollevamento del suolo. Un fenomeno che ha poi provocato gli sciami sismici che la popolazione ha fronteggiato nel recente periodo.

Tutto ciò potrebbe essere connesso non soltanto ai fluidi magmatici, che di per sé basterebbero a far tremare soggetti non abituati alla vita intorno a un vulcano attivo, ma alla risalita del magma.

I dati satellitari suggeriscono tale ipotesi, così come la composizione chimica dei gas emessi dalle fumarole. Ciò in cosa si traduce? Il documento evidenzia anche la possibilità di fratturazioni della crosta, esplosioni freatiche e, infine, risalita di magma in superficie nell’area flegrea.

Per mesi si è tentato di tenere sotto controllo la situazione, principalmente sotto l’aspetto dell’ordine pubblico. Tutto ciò però fa scattare un allarme. La situazione dei Campi Flegrei pare più seria di quanto si pensasse. Di colpo ci si ritroverebbe a fronteggiare una situazione a lungo temuta. Non è dunque da escludere un passaggio a un differente livello d’allerta. Ciò ci porta a un altro aspetto del documento, che richiede nuove analisi sulla deformazione del suolo avvenuta nel 2023, al fine di poter effettuare dei test comparativi e non solo.

Spazio anche per una discussione critica sulla capacità effettiva di monitorare in maniera efficace e tempestiva quanto sta accadendo. Ciò vuol dire avere il polso sulla capacità di organizzare un’evacuazione di massa, qualora risultasse necessario. Un elemento molto rilevante, dal momento che la popolazione locale si chiede, giustamente, quanto tempo prima verrà dato l’eventuale allarme.

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I dati dei Campi Flegrei

Di grande importanza le analisi InSAR, nel periodo che intercorre dal 2005 al 2022. In questa fase, i Campi Flegrei sono risultati in sollevamento, con il picco raggiunto dal Rione Terra a Pozzuoli, dove sono stati registrati i sismi dell’area, con +113cm.

Fino al 2022 i dati evidenziano come principale sorgente di pressione i fluidi magmatici posti a 4 km di profondità. Al fine di spiegare i valori della deformazione del suolo tra il 2015 e il 2022, però sarebbe necessario ipotizzare una differente sorgente di pressione, stavolta a 7-8 km di profondità, connessa direttamente al magma.

Una nuova analisi dei dati InSAR relativi al 2023 è dunque fondamentale, al fine di capire se il magma in profondità stia effettivamente risalendo. A supporto di tale tesi ci sono anche le analisi chimiche delle fumarole. Si è infatti registrato un aumento delle temperature a partire dal 2021. A ciò si aggiunge un aumento delle concentrazioni di idrogeno solforato nei gas che vengono regolarmente emessi.

In conclusione, c’è da allarmarsi? Non ancora, ma è opportuno tenere alta la guardia. Non ci sono ancora i segnali di un’eruzione pronta a scatenarsi. Osservatorio Vesuviano e INGV sono all’opera in maniera perenne e sapranno avvisare per tempo, qualora gli scenari dovessero mutare. A ciò si aggiunge un altro dettaglio. Tutti immaginano una potenziale esplosione come un fenomeno apocalittico. Gli studi ipotizzano infatti un’esplosività medio bassa.

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