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SCIENZA

Caldera sotto i Campi Flegrei: cos'è, cosa si rischia e con quali segnali può annunciare un terremoto

Qual è la situazione dei Campi Flegrei oggi. Ecco i segnali registrati dall'Osservatorio Vesuviano e il nuovo piano di evacuazione in fase di lavorazione

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La seconda parte del 2023 è stata a dir poco travagliata per i Campi Flegrei. Quest’area di Napoli è da sempre abituata a convivere con le bizze del Vulcano, ovviamente, ma in questa fase l’allerta sta aumentando.

Numerose le scosse, di varie magnitudo, che fanno temere possa verificarsi una vera e propria eruzione. La situazione è però sotto controllo, al momento, con il Comune alle prese con modifiche relative al piano di evacuazione, ampiamente criticato a causa delle tempistiche indicate (teneva conto, infatti, di un’allerta eruzione giunta potenzialmente 48/72 ore prima, ndr).

Ad oggi l’allarme eruzione pare appartenere soltanto alla popolazione, ovviamente preoccupata. I segnali che giungono dalla caldera, ovvero dal “lago” formatosi dopo un’importante eruzione, a causa dello sprofondamento della camera magmatica, non sono infatti allarmanti. Gli esperti provano a placare le acque, professando calma e, come nel caso del direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito, a fare chiarezza su quelli che sono i segnali del fenomeno bradisismico dell’area.

Campi Flegrei: situazione attuale

L’allerta nell’area dei Campi Flegrei aumenta di settimana in settimana. Ad oggi, fortunatamente, nessun grave danno a cose e persone è stato registrato. Non sono di certo mancate alcune crepe nei muri ma, tutto sommato, si respira ancora un clima di apparente normalità.

Come detto, al momento gli esperti non segnalano un’attività bradisismica accompagnata da segnali di un’eruzione imminente della caldera. Le chance di un evento eruttivo a breve termine sarebbero infatti “trascurabili”, stando alla vulcanologa e direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, Franceca Bianco.

Riportiamo di seguito parte delle parole di Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Ai microfoni di La7 ha spiegato come “quello che registriamo sono deformazioni del suolo, terremoti, degassamento, risalita di grandi quantità di gas. Bisogna lavorare sull’informazione e sulla valutazione di quelle che possono essere le risposte locali”.

Decreto in arrivo

Come detto, si attende l’intervento netto da parte del governo di Giogia Meloni, al fine di provvedere a degli aggiornamenti per il piano d’evacuazione dell’area dei Campi Flegrei e non solo. Il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci è al lavoro a un provvedimento che miri ad affrontare un eventuale caso di grave bradisismo. Un testo che prevederà interventi di assistenta alle persone e procedure di allontanamento temporaneo dalle loro abitazioni.

Se si dovesse registrare un aggravamento della situazione, in merito al quale attualmente non ci sono segnali, scatterebbe l’evacuazione preventiva di circa 500mila abitanti, distribuiti nei seguenti Comuni: Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, per intero; parte dei Comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità del Comune di Napoli. Ciò per quanto riguarda l’area rossa. In quella gialla invece ricadono 24 quartieri di Napoli e i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano, Mugnano e altri. Il tutto per un totale di 800mila abitanti.

Il piano prevede quattro livelli di allerta, come per il Vesuvio del resto, dettati dalle segnalazioni degli esperti che monitorano quotidianamente il territorio. Tutto suddiviso in colorazione, dal verde al giallo, e poi dall’arancione al rosso. Nella fase di preallarme le persone possono allontanarsi autonomamente, qualora lo volessero. Differente il discorso in un’eventuale stato d’allarme. L’intera popolazione dell’area rossa dovrà infatti abbandonare il territorio. Potrà scegliere di farlo in maniera autonoma o assistita. Si stima un tempo complessivo di “svuotamento” del territorio di tre giorni. Ad oggi non ci sono segnali che lascino pensare a un’accelerazione improvvisa delle condizioni dei Campi Flegrei, tale da non poter garantire un’allerta preventiva pari ad almerno 72h.

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