Una città misteriosa si sta rivelando al mondo, ma non è un buon segno
Il ritirarsi delle acque favorisce la visione di Kemune, una città antica e misteriosa. Tuttavia, non è affatto un buon segno per il pianeta
Luoghi nascosti che rivelano, tra vie, oggetti e incisioni, antichi saperi e abitudini: l’argomento sembra così interessante e misterioso da non considerare che alcune apparizioni possono, in realtà, rivelare gravi pericoli. È il caso della città emersa che si sta rivelando in quel di Mosul, in Iraq. Si tratta indiscutibilmente di un tesoro più che prezioso per quanto riguarda la storia dell’uomo, ma il punto è che è al contempo un segnale d’allerta per il nostro Pianeta.
Come mai? Perché la città sta emergendo e si sta mostrando in maniera sempre più evidente e duratura all’interno di un bacino idrico. Ciò significa che l’acqua si sta via via ritirando, diminuendo drasticamente per la grave situazione di siccità legata alla crisi climatica, sempre più drammatica, che la Terra sta attraversando. Ma andiamo per ordine e guardiamo quanto sta accadendo.
La rovine di Kemune e la diga prosciugata
Correvano gli anni Ottanta quando a Mosul venne ricavato un bacino idrico artificiale che sommerse i resti di una città antichissima. L’errore venne fatto in buona fede: gli archeologici, ai tempi, non avevano ancora rinvenuto i resti, né, tantomeno, potevano avere idea di quanto fossero estesi. Solo nel 2018, quando il caldo torridi cominciò a far abbassare il livello dell’acqua, alcuni addetti ai lavori rinvennero dei vasi in ceramica che sembravano essere interessanti.
Chiamati a raccolta storici e archeologici, si decretò che le acque del bacino idrico stavano coprendo quella che, probabilmente, era l’antica città di Zakhiku: un insediamento risalente a 3400 anni fa, maestoso, importante ai tempi dell’Impero Mittanni, che ospitava un popolo di etnia indoariana dal grande talento nelle creazioni in bronzo. Ai tempi, quello che fu considerato un momentaneo ritiro dell’acqua venne visto come una grande occasione per riuscire a studiare il sito archeologico, che venne ribattezzato con il nome di Kemune.
Oggi, invece, il continuo e progressivo prosciugamento della diga e il conseguente disvelamento di Kemune/Zakhiku, sono un segnale d’allarme: mostra infatti le conseguenze del riscaldamento globale, con livelli d’acqua sempre più bassi negli oceani, nei fiumi e nei laghi. Una situazione preoccupante, che impone più di una riflessione su come agire.
La città emersa come monito
L’apparizione di Kemune/Zakhiku è, dunque, da considerarsi come un monito e ciò scatena una risata amara. Sì, perché la verità è che questa città emersa sta entusiasmando e al contempo allarmando gli archeologici, che studiandola sono in grado di saperne di più sulla storia dell’uomo. Basti pensare, per esempio, che sono ora visibili ed esplorabili un grande edificio che probabilmente si affacciava sul fiume Tigri e un’altra serie di strutture, che fanno pensare a una vivace realtà commerciale che alimentava gran parte della regione grazie alla navigazione.
La risata amara arriva proprio qui: una città che basava sull’acqua la sua evoluzione e la sua prosperità è diventata un campanello d’allarme proprio per la mancanza di quello stesso elemento che l’ha resa grande e che ha permesso all’uomo di andare avanti. Questi sono fatti che fanno male e che ci spingono a chiederci come, in modo veloce e sempre più urgente, si possa davvero correre ai ripari.