Com'è il documentario sulla storia di Pornhub
Si chiama Money Shot e si propone di svelare luci e ombre, successi e scandali della piattaforma di condivisione di video porno
Cosa c’è dietro il successo di Pornhub? Un nuovo documentario prova a rispondere a questa domanda. Il titolo è Money Shot: La storia di Pornhub ed è uscito su Netflix a metà marzo. L’obiettivo del docufilm, che dura un’ora e mezza, è svelare luci e ombre del sito web dedicato alla libera condivisione di materiale video pornografico. Pornhub è stato lanciato nel 2007 da Matt Keezer, che si è ispirato a YouPorn. Il portale è oggi uno dei siti più visitati al mondo. Ma cosa racconta il documentario e come è stato accolto?
Com’è Money Shot
Nel documentario Money Shot di Suzanne Hillinger ci sono interviste ad attori, attrici, attivisti ed ex dipendenti di Pornhub. Il film analizza i successi della piattaforma, ma anche gli scandali che l’hanno interessata negli ultimi anni.
Da una parte, infatti, Pornhub ha cambiato radicalmente il modo di produrre e distribuire la pornografia e di fatto ha guadagnato miliardi di dollari consentendo ai creator erotici, ai lavoratori e alle lavoratrici del sesso di raggiungere un vasto pubblico. Dall’altra, però, la piattaforma è stata coinvolta in vari scandali, tra cui l’accusa di ospitare materiale non consensuale e di sfruttamento sessuale. Si sono verificati casi, ad esempio, di video di violenze sessuale rimasti online per diversi mesi, nonostante le richieste delle vittime di rimuoverli. In generale, l’accusa rivolta all’azienda in questi casi è quella di continuare a fare profitti su video non consensuali che hanno causato traumi e rovinato delle vite.
Il documentario, insomma, vuole mettere in luce due fronti. Mentre le organizzazioni antitratta cercano di ottenere giustizia per le vittime, Pornhub vuole difendere le persone da cui trae evidentemente profitto. In che modo queste due tendenze cambieranno, se lo faranno, il porno online?
Gli uffici e il lavoro di Pornhub
Un aspetto del documentario che è stato apprezzato è stata la volontà di mostrare ampiamente cosa c’è davvero dietro un contenuto porno che finisce online: luci ad anello, schermate di montaggio, pianificazione, uffici grigi e tutti uguali e soprattutto il grande sistema capitalistico che comanda l’intera macchina. Insomma, niente di erotico o di sexy.
«È una doccia fredda sull’esperienza che la maggior parte dei consumatori ha con il porno», si legge in una recensione su GQ. «Questa lampadina frigida e fluorescente sull’intera faccenda, tuttavia, è ciò che rende più inquietanti le successive esplorazioni della presunta storia del sito con la piattaforma del traffico sessuale e la realtà economica delle lavoratrici del sesso professioniste che si vedono tagliare i loro mezzi di sostentamento».