Libero
SCIENZA

Un esperimento rivela cosa vediamo prima di morire

C'è davvero la luce in fondo al tunnel? Uno studio rivela cosa vediamo prima di morire e spiega la particolarità dei ricordi di fine vita

Cosa vediamo prima di morire? Ce lo dice un esperimento Fonte foto: 123rf

La morte è inevitabile e nessuno sa cosa accade dopo, né è mai tornato indietro per dirci alla perfezione cosa succede nel momento esatto in cui ci si spegne. Anche per questo è così spaventosa ed enigmatica. E, sì, anche per questo è oggetto di tante analisi, studi e indagini. Alcune di queste vogliono rispondere a una domanda specifica: cosa vediamo prima di morire?

Il quesito è lecito se si guarda alle esperienze del singolo con la morte altrui: negli ultimi momenti di vita c’è chi parla, chi fa espressioni di meraviglia, chi sbarra gli occhi, chi invece sembra chiuderli lentamente, come guidato da un’improvvisa calma. Merito di qualcosa che “appare”? C’è davvero una luce in fondo al tunnel?

Cosa vediamo prima di morire: lo studio

A fare uno studio approfondito su ciò che accade nel momento di morire è stato un team di scienziati del Critical Care and Resuscitation Research, dipartimento che studia la morte all’interno della New York University Grossman School of Medicine. A capo del team si trovava lo scienziato Sam Parnia, che ha avuto la prima intuizione: valutare le prove scientifiche relative a esperienze pre-mortem e a reazioni e variazioni di comportamento tangibili e verificabili a ridosso del decesso.

Chiamando a sé esperti dalle Università di Harvard, di Riverside, dalla Baylor University, dal Medical College of Wisconsin e dall’Università di Southampton, Parnia ha dato direttiva di osservare e monitorare le reazioni delle persone morenti di vari reparti in ospedali universitari, prendendo in esame, per altro, età differenti. Ciò ha comportato l’analisi di diversi tipi di decessi, da quelli infantili a quelli di persone anziane, passando per giovani e meno giovani malati da tempo.

La mancanza di controllo e lo tsunami cerebrale

Di fatto, alcune delle cose riscontrate dal team di Parnia sono già note. Nei giorni prima di morire, l’essere umano comincia gradualmente a perdere il controllo. Una cosa che non tutti sanno è che comincia anche a perdere coscienza: l’avvicinamento della morte induce una sorta di addormentamento che fa sì che non si sia davvero coscienti di ciò che sta succedendo. Specie negli anziani, gli ultimi giorni di vita sono totalmente avvolti da una nebbia, come se si stesse perennemente dormendo.

Quello che però gli scienziati hanno potuto verificare è che il cervello umano va effettivamente incontro a uno tsunami, cioè a uno spegnimento totale che prevede un’ultima “ondata” di operatività prima della fine, ma che questa attività non è riconducibile a qualcosa che, fino a qualche tempo fa, era data per scontata: avere le allucinazioni. In qualche modo, dunque, ciò che vediamo prima di morire è reale. Ma cosa vediamo davvero?

I ricordi di fine vita

L’ipotesi più accreditata, secondo Parnia, è la visione di ricordi molto lucidi e vividi. Non il classico “tutta la vita davanti” ma una selezione di specifici istanti che hanno avuto un preciso peso nel corso dell’esistenza. Che siano belli o brutti non è dato sapere, ma sempre secondo il team del Critical Care and Resuscitation Research, è più probabile una maggioranza dei primi per una sorta di effetto “calmante” che il cervello restituisce quando sta per spegnersi.

In base anche alle reazioni delle persone in fin di vita e al monitoraggio dell’attività cerebrale, non è neanche da escludere che ci siano riflessioni vere e proprie in corso, sempre molto annebbiate e attutite, costruite come se venissero mostrate in video. Visto tutto ciò, si sta dunque lavorando per strumenti sempre più efficaci per la rianimazione: solo chi tornerà, infatti, potrà dirci davvero cosa c’è oltre la soglia.