Digitale Terrestre: le TV locali sono a rischio, ecco perché
Sono decine le TV locali di tutta Italia, specialmente al nord, che potrebbero sparire nel 2022: ecco perché e come potremo salvarle con l'HBBTV e Internet
Lungo la strada che ci porterà, nel 2023, al nuovo digitale terrestre di seconda generazione potremmo perdere molti amati compagni: stiamo parlando delle TV locali, specialmente quelle del nord Italia, che potrebbero essere decimate dal cosiddetto “refarming delle frequenze“.
La questione è la stessa che mette in dubbio il futuro dei canali Sky sul digitale terrestre: a partire dal 3 gennaio 2022 in molte regioni italiane saranno spenti tutti i ripetitori TV che trasmettono sulle frequenze 694-790 MHz. Quelle frequenze, infatti, già a fine 2018 lo Stato le ha “vendute” per 6,5 miliardi di euro agli operatori telefonici, che le useranno per il 5G. Su quelle frequenze, però, oggi trasmettono decine e decine di TV locali, alle quali lo Stato assegnerà altre frequenze. Ma non ci sono abbastanza frequenze per tutti, quindi è in corso una selezione dalla quale usciranno vincitori e sconfitti. Il Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, sta stilando le cosiddette “graduatorie FSMA” per selezionare i “Fornitori di servizi di media audiovisivi” che avranno una frequenza sul digitale terrestre anche dopo gennaio 2022. Che fine faranno tutti gli altri?
Graduatoria FSMA: sfida all’ultimo MHz
Secondo quanto riporta il giornale online Newsline.it, periodico telematico di informazione specializzato sul settore radiotelevisivo italiano, nella sola Lombardia ci sarebbero oltre 200 FSMA in corsa per ottenere le frequenze per trasmettere, decisamente troppi vista la capacità a disposizione dopo lo spegnimento delle frequenze che andranno al 5G.
Il risultato di questa situazione, inevitabile, è che in regioni come la Lombardia (ma non solo) molte TV locali resteranno escluse. E, di conseguenza, non si vedranno più. Impossibile, al momento, dire quali: lo si saprà solo quando verranno pubblicate le graduatorie definitive.
La soluzione: la tecnologia HBBTV
In questo scenario a perderci non sarebbero solo le emittenti locali, che dovrebbero chiudere bottega magari dopo decenni di lavoro, ma anche i telespettatori, che si troverebbero con molte TV locali da vedere in meno. A dirla tutta, poi, ci perderebbe anche l’informazione, perché spesso le TV locali trasmettono TG e programmi di approfondimento giornalistico. Per non parlare dello spazio dato allo sport locale.
Insomma, una situazione che andrebbe evitata a tutti i costi e, a quanto pare, la soluzione tecnica ci sarebbe già: si chiama HBBTV, cioè Hybrid Broadcast Broadband TV, ovvero la TV ibrida mezza digitale terrestre e mezza via Internet.
Tramite l’HBBTV, già oggi, è possibile ad esempio accedere ai contenuti aggiuntivi trasmessi da molte emittenti TV del digitale terrestre: RAI, Mediaset, La7 e Discovery, tra le altre, già usano questa tecnologia.
Per usare l’HBBTV serve solo una Smart TV recente e una connessione ad Internet, dalla quale passano i dati richiesti dallo spettatore. Di TV di questo tipo, già connesse ad Internet, in italia che ne sono oggi circa 13,5 milioni e, a fine 2022, ce ne saranno quasi 18 milioni.
L’idea per salvare le TV locali rimaste senza frequenza è quella di spostarle su Internet, ma permettere agli spettatori di vederle in TV facilmente grazie all’HBBTV: basterebbe assegnare una numerazione LCN alle TV locali trasmesse in solo HBBTV e lo spettatore potrebbe vederle semplicemente andando alla loro posizione con il telecomando.