Dream Chaser: storia dello spazioplano USA ancora “a caccia di sogni”
Il Dream Chaser, lo spazioplano d’America, è stato selezionato dalla NASA per rifornire la ISS: porterà in orbita merci ma anche una lunga storia
È stato presentato al CES 2022, la convention globale dedicata alla tecnologia che si è svolta nei primi giorni dell’anno a Las Vegas. Ma il Dream Chaser, lo spazioplano d’America oggi sviluppato da Sierra Nevada Corporation, lo conoscevamo già: oltre ad essere “il futuro delle missioni spaziali”, Dream Chaser porta con sé i segni, piuttosto tangibili, di più di cinquant’anni di storia della NASA e di ricerca al servizio dell’esplorazione spaziale.
Le origini del Dream Chaser
Il Dream Chaser è attualmente in fase di test: la SNC Demo-1, il primo test di volo che lo porterà sulla ISS privo di equipaggio, era previsto per la fine del 2021 ma è stato posticipato a quest’anno. Mentre aspettiamo di vedere il primo test completo dello spazioplano d’America, la NASA ha già selezionato il velivolo per il Commercial Resupply Service, il programma di rifornimento cargo della Stazione Spaziale Internazionale.
Questo, ad oggi, è lo stato dell’arte. Presto vedremo il Dream Chaser di Sierra Nevada Corporation portare in orbita bassa non soltanto carichi e persone, ma anche un concetto diverso di volo spaziale – e soprattutto di rientro sulla Terra. Lo spazioplano – avvenne per lo Shuttle e per il Buran, ma anche per la SpaceShipTwo di Sir Richard Branson – ha infatti la caratteristica fondamentale di poter atterrare, come un aereo, su una normale pista di atterraggio.
La storia del Dream Chaser inizia lontanissimo, nel 1968. La NASA allora chiamò a rapporto diversi tecnici per progettare un sistema di lancio riutilizzabile che fosse capace di portare in orbita bassa, e far tornare sulla Terra, un carico di almeno due tonnellate. Si presentarono al tavolo due concezioni diverse, con destini altrettanto diversi: il DC-Shuttle 3, ufficialmente uno dei primi design dello Space Shuttle, e la meno fortunata proposta del velivolo a corpo portante. Inutile dire come andò a finire.
Quella del corpo portante era una soluzione che Richard Dale Reed, ingegnere aerospaziale in servizio alla NASA per oltre 52 anni, sosteneva con convinzione – e che portò in seguito allo sviluppo di progetti come l’HL-10 e l’HL-20 – i due velivoli targati Northrop Grumman e NASA che sono i veri progenitori del Dream Chaser.
La storia dell’HL-20 è affascinante: la NASA abbandonò il design dell’HL-10 per seguire la suggestione sovietica. In breve, la NASA decise di costruire il nuovo velivolo sulla base delle foto rubate ai sovietici, che stavano a loro volta sviluppando uno spazioplano. In realtà quel che copiarono gli USA era soltanto un prototipo in scala per testare la protezione termica del vero progetto sovietico, il Buran.
Fatto sta che HL-20, il genitore diretto del Dream Chaser, nasce da una copia dello spazioplano sovietico soprannominato “scarpa da contadino”. E se si guarda il profilo del Dream Chaser presentato al CES 2022, si noterà la forma “a scarpa” tipica del BOR-4.
Lo spazioplano a caccia di sogni
Il progetto di sviluppo dell’HL-20 venne abbandonato per mancanza di fondi, e così la NASA rinunciò momentaneamente al progetto di un veicolo made in USA capace di portare astronauti e rifornimenti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Il primo veicolo a riuscire nell’impresa, dopo anni ed anni di “affitto” della sovietica Soyuz, è stato fornito alla NASA da SpaceX di Elon Musk soltanto nel 2020.
Nel frattempo, negli anni Novanta, la SpaceDev corporation di Jim Benson – che peraltro lavorò anche alla SpaceShipOne di Virgin Galactic – decise di riprendere il progetto dell’HL-20, e il 16 Novembre del 2005 annunciò al mondo il progetto del Dream Chaser, un veicolo orbitale e sub-orbitale basato esplicitamente sullo “Space Taxi” HL-20. Il destino di SpaceDev non fu fortunato, e la compagnia venne acquisita dalla Sierra Nevada Corporation già nel 2008.
Oggi la Sierra Nevada Corporation è partner importante della NASA e di alcuni contractor commerciali che servono l’Agenzia Spaziale come Blue Origin, con cui sta progettando la stazione spaziale commerciale Orbital Reef. Il futuro prossimo del Dream Chaser sarà quello di trasportare cargo, non astronauti. Sappiamo che volerà su vettore Vulcan Centaur costruito da ULA, e partirà dallo Space Launch Complex 41 di Cape Canaveral, richiuso come un volatile nel suo uovo – o come il telescopio origami James Webb.
Il Dream Chaser è figlio di una concezione ancora inedita di volo umano nello spazio: lo vedremo arrivare presto, carico soltanto di merci, sulla ISS. E porterà le firme di tutti coloro che hanno lavorato al progetto, inclusi gli ingegneri sovietici del BOR-4.