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Due pianeti nani del nostro Sistema Solare nascondono qualcosa di sensazionale

Due piccoli pianeti nani del nostro Sistema Solare potrebbero celare un affascinante segreto: ecco cosa si nasconderebbe sotto la loro superficie ghiacciata.

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Pianeti Fonte foto: 123RF

Il telescopio spaziale James Webb ci regala un’altra, incredibile scoperta. Stavolta ha osservato Eris e Makemake, due pianeti nani appartenenti al nostro Sistema Solare, e vi ha individuato segnali di un’attività geotermica che potrebbe essere indizio della presenza di oceani di acqua liquida al di sotto della loro superficie ghiacciata. Ecco che cosa hanno trovato gli scienziati.

I due pianeti nani Eris e Makemake

Gli otto pianeti che compongono il nostro Sistema Solare – tra cui la Terra – non sono certo gli unici corpi celesti di interesse per gli astronomi: anche i pianeti nani possono rivelarci grandissime sorprese. Due di essi sono Eris e Makemake, situati all’interno della cintura di Kuiper (ovvero quella fascia che si estende dall’orbita di Nettuno sino alle estremità del nostro sistema planetario). Il primo, Eris, è quello che ha messo in discussione lo status di Plutone come pianeta: è infatti di dimensioni solo leggermente più piccole, ma decisamente più massiccio.

Scoperto nel 2005, questo pianeta nano ha infatti una grande concentrazione di roccia nel suo nucleo, tale da renderlo superiore del 27% in massa rispetto a quella di Plutone. Il suo simile, Makemake, è stato individuato pochi mesi più tardi e ha un diametro di circa 1.000 km più piccolo rispetto ad Eris. Entrambi i pianeti nani sono distantissimi dal Sole – rispettivamente a 14,4 miliardi di km e a 7,7 miliardi di km – quindi per gli scienziati non è stato affatto facile riuscire a studiarli. Almeno fin quando il telescopio spaziale James Webb non ha offerto loro una nuova mole di preziosissimi dati.

Oceani sotterranei: gli indizi

Recenti osservazioni ottenute attraverso James Webb hanno gettato nuova luce su questi due monti lontanissimi. Sulla loro superficie ghiacciata, gli astronomi hanno rinvenuto molecole di metano: questo idrocarburo è formato da atomi di idrogeno e carbonio, e possono avere isotopi diversi (ovvero lo stesso numero di protoni, ma un differente numero di neutroni). Se il metano provenisse dal disco primordiale di formazione planetaria, che ruotava attorno al Sole circa 4,5 miliardi di anni fa, dovrebbe avere un particolare rapporto isotopico. Tuttavia, i dati raccolti dal telescopio mostrano qualcosa di diverso.

È probabile che il metano provenga dall’interno dei due pianeti nani, dove si troverebbero due nuclei rocciosi che presentano elevate temperature. In che modo giungerebbe sulla superficie ghiacciata, è ancora un mistero: forse attraverso il degassamento, o addirittura attraverso fenomeni di vulcanismo. Questi processi geotermici attivi nei nuclei di Eris e Makemake forniscono un importante indizio sulla possibile presenza di oceani: “I nuclei caldi potrebbero anche indicare potenziali fonti di acqua liquida sotto la loro superficie ghiacciata” – ha spiegato Christopher Glein, geochimico del Southwest Research Institute del Texas e autore dello studio pubblicato su Icarus.

Non sarebbe d’altronde la prima volta che gli scienziati ipotizzano la presenza di un oceano allo stato liquido al di sotto di una crosta ghiacciata: è il caso di Mimas, una delle lune di Saturno, o ancora Encelado ed Europa. Questi corpi celesti rappresentano terreno fertile per studi più accurati, perché gli astronomi sanno che l’acqua è uno degli elementi fondamentali per sostenere la vita. Sarà forse su uno di questi pianeti nani che troveremo tracce di organismi alieni?