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Secondo una nuova ipotesi è possibile viaggiare nello spazio tempo

La teoria ruota attorno a tunnel che fanno da tramite tra una dimensione e l'altra: secondo una nuova ipotesi è possibile viaggiare nello spazio tempo.

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Secondo una nuova ipotesi è possibile viaggiare nello spazio tempo Fonte foto: ISTOCK

Inizialmente l’esistenza dei buchi neri era soltanto teorica. Sarebbe potuta essere niente di più che l’anomalia del complesso sistema di calcoli utilizzato dagli scienziati per spiegare la teoria generale della relatività.

Oggi un destino simile tocca ai wormhole, letteralmente “buchi a forma di vermi”, che furono ipotizzati per la prima volta Albert Einstein e Nathan Rosen. Secondo l’ipotesi dei due fisici, si tratterebbe di una porta di accesso inter dimensionale che funzionerebbe esattamente come il buco di una vasca da bagno. Con la differenza che, invece di finire nei tubi, una volta risucchiato dall’apertura, il protagonista di questa improbabile avventura si troverebbe in un’altra vasca, esattamente uguale alla prima.

L’ipotesi della praticabilità dei wormhole da parte dell’uomo, come mezzo di collegamento tra una dimensione spazio temporale e l’altra, si è scontrata contro due questioni apparentemente insormontabili: la fragilità e la piccolezza di queste curiose formazioni. Infatti, seguendo le implicazioni della teoria della relatività, qualsiasi oggetto che entra in un wormhole finirebbe per “tapparlo”.

Come siamo riusciti a ipotizzare i tunnel per il viaggio nello spazio tempo

In secondo luogo, l’uomo sarebbe considerato, nella teoria associata ai wormhole, un viaggiatore macroscopico: al contrario, in fisica sono stati ipotizzati soltanto tunnel molto piccoli, quindi il problema della piccolezza potrebbe essere aggirato soltanto con un tipo di materia insolita ma pur sempre plausibile. Così come il problema della fragilità sarebbe aggirabile soltanto con la scoperta di un tipo di materia cosiddetta “esotica” in grado di stabilizzare la formazione.

Un’ipotesi teorica molto interessante però è stata messa a punto dai fisici Ping Gao e Daniel Jafferis dell’Università di Harvard, e Aron Wall, poi dell’Advanced Study Institute di Princeton, in new Jersey, nel 2017.

I ricercatori hanno sostenuto che un modo per aprire i wormhole potrebbe essere l’entanglement quantistico, cioè una caratteristica standard della fisica, in grado di connettere sulla lunga distanza le entità quantistiche. Sarebbe questo quindi l’ingrediente esotico sufficiente a “stabilizzare” il tunnel e permettere a un macro viaggiatore di passare attraverso la formazione.

Perché il problema dei tunnel troppo piccoli per un uomo potrebbe essere stato risolto

Per aggirare il problema del wormhole microscopico, invece, Nabil Iqbal, un fisico, dell’Università di Durham in Inghilterra e Simon Ross, suo collega presso lo stesso istituto, hanno di recente utilizzato l’idea dei disturbi speciali all’interno dei campi magnetici che circondano un buco nero, che potrebbero, in teoria, generare wormhole stabili.

L’insieme di queste due teorie potrebbe rappresentare una tappa importante per la teoria dei viaggi inter dimensionali.

Certo, al momento tutti questo sembra fantascienza: ma anche i buchi neri, tempo fa, erano considerati una sorta di anomalia. E poi siamo riusciti a scattarne addirittura una foto.

Chissà che con i tunnel spazio temporali non succeda la stessa cosa.

Lo spazio è indubbiamente l’ultima frontiera dell’esplorazione umana. E sono tante non lo le ipotesi sui suoi misteri ma le missioni messe concretamente in campo per scioglierli. Dato il numero di spedizioni in programma, ci si potrebbe lecitamente chiedere a chi appartiene la Luna, qualora dovesse diventare una fonte di reddito (qui la risposta). La Stazione Spaziale Internazionale invece è già fonte di guadagni, almeno da parte del mondo dello spettacolo (ecco come).