Elon Musk denuncia tutti: che succede ora
Elon Musk e il suo team di legali hanno denunciato diverse aziende per il presunto boicottaggio legato all'acquisizione di spazi pubblicitari su X
La gestione del social network X da parte di Elon Musk continua ad essere caratterizzata da polemiche, con anche ripercussioni legali, oltre che da una situazione finanziaria ancora difficile, come confermano anche alcune indiscrezioni legate a un cambio di strategia da parte delle banche che hanno supportato Musk in passato.
Le scelte di Musk, legate alla moderazione dei contenuti, oltre che il suo impegno politico, in supporto a Trump, hanno creato non pochi conflitti con gli inserzionisti ovvero le aziende che, prima dell’acquisizione di Twitter da parte di Musk, erano solite acquistare spazi pubblicitari sul social.
La pubblicità è la principale fonte di guadagno dei social network e anche X non fa eccezione (nonostante il lancio di vari piani in abbonamento con servizi aggiuntivi inclusi). Nei giorni scorsi, Musk e il suo team legale hanno scelto di estendere una causa già in corso accusando diverse aziende di aver avviato un boicottaggio illegale del social network, a partire proprio dall’acquisizione da parte di Musk e dalla successiva trasformazione di Twitter in X.
Le aziende coinvolte
La causa è stata avviata dai legali di Musk lo scorso anno, presso un tribunale federale in Texas. Inizialmente, questa causa era rivolta alla World Federation of Advertisers (WFA) oltre che a un numero selezionato di aziende e alla piattaforma social, dedicata ai video in streaming, Twitch (azienda del gruppo Amazon).
Gli avvocati di Musk, però, hanno esteso il numero di imputati, includendo aziende come Lego, Nestlé, Tyson Foods, Abbott Laboratories, Colgate-Palmolive, Pinterest e Shell International. Tutto ruota intorno all’acquisto (o sarebbe dire al mancato acquisto) di spazi pubblicitari sul social.
Secondo i legali di X, infatti, la WFA avrebbe avviato un’iniziativa per bloccare l’acquisizione di annunci pubblicitari sul social network di Musk. A quest’iniziativa parteciperebbero almeno 18 aziende ma molte altre, sempre legate alla federazione, avrebbero drasticamente ridotto gli investimenti in pubblicità.
La denuncia sostiene che la WFA abbia concordato una pausa delle campagne pubblicitarie su X per via dei timori legati alle politiche del social che non rispetterebbero quanto previsto dall’iniziativa Global Alliance for Responsible Media (GARM).
I problemi di X con la pubblicità
Il rapporto tra X e le aziende che, in precedenza, investivano in pubblicità sul social si è incrinato già nelle prime settimane successive all’acquisizione da parte di Musk. Come evidenziato da un report di Media Matters for America, di fine 2022, 50 dei primi 100 inserzionisti di Twitter hanno smesso di acquistare spazi pubblicitari sul social già nel giro di pochi mesi dopo l’acquisizione (completata a ottobre 2022). Nel frattempo, X ha trovato nuovi sistemi per monetizzare, grazie agli abbonamenti principalmente, ma le scarse entrate pubblicitarie continuano a rappresentare un problema per il social network.