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Trovati funghi in fondo all'Oceano che potrebbero essere in grado di guarire le persone

Nuova scoperta straordinaria sul fondale dell'oceano crepuscolare: funghi che potrebbero garantire nuove cure all'uomo

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Funghi speciali sul fondo dell'oceano Fonte foto: 123RF

Nella zona crepuscolare dell’oceano è stato scoperto un gran numero di funghi. La notizia in sé non avrebbe del clamoroso e non sarebbe di portata tale da fare il giro del mondo. Ciò che però rende tale scoperta straordinaria è l’ipotizzabile applicazione in campo medico. Si ritiene infatti che possano generare nuovi farmaci, la cui portata sarebbe paragonabile a quella della penicillina.

Funghi curativi

La rivista Frontiers in Science ha pubblicato il più grande studio mai portato a termine sul DNA oceanico. Sono stati svelati dei segreti a dir poco affascinanti su quella sezione di oceano che è appena al di là della portata della luce solare (per questo definita crepuscolare).  Un’area che vanta una grande abbondanza di funghi.

Una sezione oscura, a dir poco, tra i 200 e i 1000 metri al di sotto della superficie. Ciò ha spinto le creature marine che la popolano ad adattarsi nel corso dei secoli. Basti pensare agli squali lanterna e agli squali kitefin, con occhi enormi e una pelle bioluminescente.

Una zona dell’oceano caratterizzata non soltanto da assenza di luce, ma anche da alta pressione e basse temperature. Si genera così un ambiente estremo, nel quale i funghi potrebbero adattarsi in maniera unica e inaspettata. Questo il pensiero di Fabio Favoretto, studioso presso l’Istituto di Oceanografia Scripps dell’Università della California: “La penicillina è un antibiotico originariamente derivato da un fungo, il Penicillium. Potremmo trovare qualcosa di simile tra questi funghi oceanici”. La speranza è dunque che si possano individuare nuove specie dalle proprietà biochimiche uniche in natura.

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DNA oceanico: nuovo catalogo

Lanciato ufficialmente il nuovo catalogo del DNA oceanico. Al suo interno trovano spazio più di 317 milioni di gruppi genici di organismi marini. Lo sviluppo scientifico ha consentito un gran passo in avanti nel numero di dati ottenuti dai campioni esistenti rispetto al passato.

Un’evoluzione che si prevede continuerà a svilupparsi, considerando come il settore della biotecnologia marina valga oggi 6 miliardi di dollari e aumenterà, prevedibilmente, fino quasi al doppio entro il 2032. Grande la sorpresa della biologa marina Elisa Laiolo, principale autrice dello studio. Non si aspettava tanti funghi nella zona crepuscolare dell’oceano: “C’erano alcune indicazioni di ciò, il che ci offre oggi un altro pezzo del puzzle“.

Altra scoperta è data dal ruolo dei virus nell’aumentare la diversità genetica. Ne ha parlato Carlos Duarte, professore di scienze marine e autore senior dello studio: “Si inseriscono e spostano geni da un organismo all’altro. I virus creano dunque biodiversità genomica e accelerano le evoluzioni”.

Uno dei risultati più esaltanti di tale evoluzione è rappresentato dalla capacità di degradare la plastica. Riescono addirittura a degradare polimeri sintetici, figli degli idrocarburi, che rappresentano degli inquinanti alquanto recenti. Ciò evidenzia un grado di evoluzione molto rapido, sviluppatosi in poche decadi.

Il catalogo ha poi evidenziato anche delle lacune relative alla nostra comprensione del fondale oceanico. Risulta più facile campionare l’acqua che il fondo. Nel documento si evidenzia, dunque, l’assoluta necessità di aumentare gli studi mirati al fondale marino in futuro. Con la tecnologia che avanza, con progressi sul fronte supercalcolo e sequenziamento, si possono ottenere più informazioni dai campioni esistenti, con costi ben più bassi.

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