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Gli italiani sono troppo poveri per lo streaming: quanto spendono

Un'indagine condotta tra 5.000 consumatori europei ci dice che in Italia paghiamo poco per lo streaming, ma vorremmo pagare ancor meno

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L’introduzione degli abbonamenti a prezzo ridotto, con pubblicità, la stretta sulla condivisione delle password e l’offerta sempre più ampia di piattaforme e servizi ha profondamente modificato, negli ultimi due anni, il mercato dello streaming. In questo mercato, facendo la doverosa eccezione di DAZN per lo sport, l’Europa è quasi esclusivamente consumatore, visto che tutti i grandi player del mercato (Netflix, Prime Video, Disney+, Warner Bros Discovery etc etc…) sono tutti colossi americani.

Come si posizionano gli italiani in questo mercato? In fondo, almeno se guardiamo alla spesa media mensile e annuale. Ce lo dice l’ultimo rapporto pubblicato da Bango, azienda inglese specializzata nell’aggregazione di servizi in streaming in un unico abbonamento che ha intervistato 5.000 utenti di vari Paesi europei. Secondo Bango gli italiani sono quelli che spendono di meno, in Europa, per i contenuti in streaming e, soprattutto, quelli che vogliono spendere di meno.

Streaming: chi spende di più in Europa

Bango ha calcolato la spesa media per lo streaming degli utenti in Francia, Spagna, Germania, Italia e, ovviamente, Regno Unito. Ne è uscita fuori una spesa media in Europa pari a 696 euro annui per utente, ma le differenze tra un Paese e l’altro sono consistenti. Ecco quanto si spende in ogni mercato:

  • Regno Unito – 814 euro/anno
  • Francia – 780 euro/anno
  • Spagna – 720 euro/anno
  • Germania – 684 euro/anno
  • Italia – 600 euro/anno

ll dato del Regno Unito è in parte falsato (aumentato) dal cambio sfavorevole euro/sterlina, visto che i sudditi di Re Carlo pagano in media 696 sterline l’anno, che in un ipotetico cambio 1/1 tra euro e sterlina li porterebbe esattamente in media europea.

Gli italiani non vogliono pagare per lo streaming

Inequivocabile, invece, il dato italiano: i nostri connazionali sono quelli che spendono meno di tutti per i servizi in streaming. Secondo Bango, inoltre, gli italiani sono gli utenti più propensi a cancellare o modificare un abbonamento in caso di aumento del prezzo.

Sono anche i più disposti ad accettare l’abbonamento con pubblicità, pur di pagare meno. Oltre il 60% degli italiani intervistati ha affermato di non potersi permettere tutti gli abbonamenti che vorrebbe.

Di contro, però, c’è un 30% del campione che afferma anche di pagare per un abbonamento che non usa realmente. Infine, gli italiani sarebbero favorevoli all’introduzione di una tassa sullo streaming.

Troppe piattaforme in Europa

Il report di Bango, poi, mette in luce un dato che fa comodo a Bango stessa: gli europei vorrebbero meno piattaforme di streaming, non di più. Il 65% degli intervistati, infatti, afferma che le piattaforme sono troppe, il 46% afferma di essere “annoiato” dal fatto di non poter gestire tutte le piattaforme insieme.

Il pezzotto cresce di nuovo

Infine, dall’indagine condotta dalla società inglese risulta anche che la pirateria è di nuovo in crescita dopo diversi anni (dal 2017 al 2021) di calo. Gli ultimi dati disponibili (purtroppo risalenti solo al 2022) ci dicono che il pezzotto cresce del 3,3% rispetto all’anno precedente.

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