Guerra e social: che succede a WhatsApp, Facebook e Telegram?
Alla guerra sul campo in Ucraina corrisponde quella sul Web: ecco cosa sta succedendo a Facebook, Instagram, Telegram e WhatsApp
La Russia ha “rallentato Facebook” sul suo territorio, come ritorsione all’oscuramento da parte di Facebook delle pagine di alcuni media nazionali russi. Internet, e in particolare i social e le app di messaggistica, entrano di diritto nel conflitto armato tra Russia e Ucraina: sono potenti mezzi di informazione, ma anche di disinformazione e, per tanto, era chiaro sin da subito che ci sarebbero state ripercussioni anche su questo aspetto della vita del popolo ucraino e di quello russo.
Il Roskomnadzor, cioè il “Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa” che chi non simpatizza con il regime di Vladimir Putin non ha alcuna remora a considerare l’ente statale di censura del dissenso sul Web, ha annunciato che le operazioni di Facebook in Russia sono state penalizzate perché, immediatamente dopo l’attacco russo all’Ucraina, Facebook ha bloccato le pagine delle TV e delle agenzie di stampa russe RIA Novosti e Zvezda TV, oltre a quelle dei siti Web Lenta.ru e Gazeta.ru. Il blocco del social di Mark Zuckerberg in Russia, quindi, sarebbe la logica reazione del Governo russo a queste scelte di Meta. Scelte che, assai probabilmente, non sono di Meta ma del Governo degli Stati Uniti.
Guerra Ucraina: che succede a Facebook
Le conseguenze della guerra in Ucraina su Facebook, quindi, sono sostanzialmente due: sono spariti da Facebook alcuni importanti media russi, considerati di regime e accusati di diffondere fake news, e contemporaneamente è sparita (o quasi) Facebook dalla Russia, con i cittadini russi che hanno difficoltà ad accedere al feed.
Gli ucraini hanno chiesto a Facebook di “spegnere” tutte le sue app in Russia, ma Nick Clegg, responsabile degli Affari Globali di Meta, su Twitter ha spiegato che gli utenti russi stanno usando Facebook e Instagram per organizzare le proteste in piazza e per ricevere informazioni indipendenti.
Guerra Ucraina: che succede a Instagram
Ma non c’è solo Facebook al centro delle polemiche su fake news e libertà di stampa. Diverso è stato il trattamento riservato dal gruppo Meta ai media russi su Instagram, dove le pagine di Ria Novosti, Russia Today e Tass sono ancora accessibili, ma sono state contrassegnate con il “bollino” dei media controllati dallo stato.
Bollino visibile solo da mobile, che recita: “Contenuti multimediali controllati dal seguente stato: Russia“. E’ il modo di Instagram per dire ai suoi utenti di non fidarsi di quei contenuti, senza però rimuoverli o bloccare il profilo.
Guerra Ucraina: che succede a Telegram
Ancora diversa è la situazione su Telegram che, lo ricordiamo, è stato creato ed è ancora di proprietà di Pavel Durov, cittadino russo notoriamente non molto vicino a Vladimir Putin.
Ieri, 27 febbraio, Durov in persona ha inviato due messaggi, in russo, a tutti gli utenti di Telegram. Nel primo messaggio Durov spiegava che “I canali di Telegram stanno diventando sempre più una fonte di informazioni non verificate relative agli eventi ucraini. Non abbiamo la capacità fisica di controllare l’accuratezza di tutte le pubblicazioni del canale“.
Per tale motivo Durov prima invitava tutti gli utenti in Russia e Ucraina a non fidarsi di quanto leggono in queste ore sui canali Telegram, poi avanzava l’ipotesi di sospendere Telegram in Russia e Ucraina per evitare che l’app sia usata per diffondere pericolose fake news: “Non vogliamo che Telegram venga utilizzato come strumento che aggrava i conflitti e incita all’odio etnico“.
Il secondo messaggio, invece, rettifica il primo: “Molti utenti ci hanno chiesto di non prendere in considerazione la disabilitazione dei canali Telegram per il periodo del conflitto, poiché per loro siamo l’unica fonte di informazioni“. Di conseguenza, almeno per il momento, Telegram continua a funzionare in Russia e Ucraina ma Durov continua a suggerire di stare attenti alle fake news che girano sui canali Telegram.
Guerra Ucraina: che succede a WhatsApp
Infine, c’è la situazione di WhatsApp che è, ancor prima di Telegram, l’app di messaggistica più usata al mondo. Anche dagli ucraini. Non è un caso, quindi, che in queste ore WhatsApp stia ripubblicando su Twitter tutte le informazioni che servono per mandare i messaggi che si autodistruggono e le foto che scompaiono dopo essere state viste.
In più sta ricordando che se un messaggio viene inoltrato troppe volte, esso viene etichettato automaticamente come sospetto. Ma, soprattutto, WhatsApp ha ribadito la cosa più importante: “Come sempre, le tue informazioni personali e le chiamate sono protette con la crittografia end-to-end di default e non possono essere intercettate da nessun Governo“.