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In mare ci sono organismi che valgono miliardi: ecco perché servono alla scienza

Gli organismi acquatici non sono soltanto affascinanti dal punto di vista naturalistico ma rappresentano anche una fonte preziosa per i farmaci

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L'utilità degli organismi acquatici Fonte foto: 123RF

Due settimane a dir poco complicate: non è stato affatto semplice per le Nazioni Unite concludere le trattative in merito all’accordo sulle aree marine protette e le regole più severe da applicare all’industria in alto mare. L’intesa ha vacillato fino alla fine, soprattutto perché ci si è posti una domanda di non poco conto: come si possono condividere i profitti della commercializzazione delle risorse marine genetiche?

Gli organismi acquatici, un dettaglio di cui si parla ancora troppo poco, non sono soltanto affascinanti dal punto di vista naturalistico, ma anche medico. Rappresentano infatti la base principale di farmaci di primaria importanza, come nel caso del remdesivir che è il primo trattamento approvato in assoluto per la cura del covid-19.

Lo stesso discorso vale per i medicinali sfruttati per i tumori, ricavati da una spugna marina che si trova in Giappone. Il materiale genetico di questi organismi è dunque fondamentale come non mai, visto che si potrebbe utilizzare per sviluppare nuovi prodotti per un valore pari a diversi miliardi di dollari. Il trattato delle Nazioni Unite ha cercato di perseguire un obiettivo non semplice, cioè quello di fare chiarezza su chi realmente possiede queste risorse e potrebbe trarne profitto. La risposta è ancora incerta e deve essere corroborata da nuovi accordi, per ora la certezza è che gli organismi acquatici sono preziosi come non mai per questa industria.

L’importanza delle molecole bioattive

Il Mediterraneo è l’esempio lampante di quello che si sta raccontando. I segnali che arrivano dal mare non sono affatto incoraggianti, eppure in queste acque si trova un bacino di biodiversità davvero incredibile. I pesci, ma anche le già citate spugne, i coralli e le alghe garantiscono molecole bioattive da sfruttare in modo massiccio per supportare le ricerche in campo farmacologico e terapeutico. D’altronde la farmacologia marina sta prendendo sempre più piede e i numeri che la caratterizzano sono eloquenti.

L’utilità delle spugne

Le spugne sono gli organismi più utili da questo punto di vista. Oltre ad essere gli animali unicellulari più antichi del nostro pianeta, sono riusciti a sopravvivere grazie ai metaboliti primari e secondari. Nel Mediterraneo, le spugne con proprietà preziose per la salute appartengono a ben 33 specie diverse, un serbatoio unico da cui attingere dopo che negli ultimi tre decenni sono stati soprattutto i prodotti della terra, in primis quelli vegetali, ad essere impiegati per lo stesso motivo. Ecco perché gli esperti continuano a parlare dei prossimi anni come di quelli che saranno caratterizzati da un’autentica rivoluzione legata ai prodotti del mare.

Oltre alle spugne, sono tenute in debita considerazione anche le daphnie, piccoli crostacei ugualmente ben conosciuti in campo farmaceutico e che svolgono un ruolo ecologico chiave nelle acque dolci, in quanto mangiano le alghe e vengono a loro volta mangiate da altri pesci.
Il trattato delle Nazioni Unite è un primo passo in questa direzione, anche se non bisogna mai sottovalutare le esigenze ambientali, dunque lo sfruttamento di questi organismi acquatici tanto preziosi dovrà essere sostenibile e attento come non mai. I livelli eccessivi di mercurio nei nostri mari testimoniano che la cura nei confronti delle acque è stata finora scarsa, servirà uno sforzo ben più grande.

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