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SCIENZA

È stata individuata una nuova galassia: questa ha i "tentacoli"

Il celebre telescopio spaziale Hubble è riuscito a individuare una galassia medusa nella costellazione della Balena, un vero spettacolo

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Anche nello spazio più profondo è possibile ammirare degli incantevoli paesaggi “marini”. Ovviamente si tratta di una forzatura, ma la galassia individuata di recente dal telescopio spaziale Hubble non può non far pensare a una delle creature più affascinanti che si possono trovare nei bassifondi del nostro pianeta.

L’agglomerato stellare di cui si sta parlando è infatti una delle cosiddette galassie “medusa”, con tanto di tentacoli che si espandono nell’oscurità. Le immagini catturate dal dispositivo gestito dalle agenzie spaziali NASA ed ESA hanno fatto il giro del mondo e questa novità non poteva non attirare l’attenzione di astronomi e appassionati.

Le scie della galassia medusa

Volendo essere ancora più precisi, la galassia medusa in questione si chiama JO201 e si trova nella costellazione della Balena (un altro riferimento all’ambiente marino, forse non proprio un caso). Quest’ultima, nota anche come Cetus, ha dimensioni molto ampie, al punto che può essere osservata senza problemi nell’emisfero australe ma anche in quello Nord. Il tipico comportamento di galassie come quella appena citata è presto detto: si muovono attraverso lo spazio intergalattico, con il gas che viene rilasciato lentamente attraverso una serie di scie. Si forma così un numero importante di spirali di colore blu che si notano immediatamente sotto il nucleo della galassia e che conferiscono il particolare aspetto.

Gli esperti non stanno nella pelle dopo la pubblicazione delle immagini individuate da Hubble. La speranza è che queste foto possono far comprendere meglio il processo che caratterizza qualsiasi galassia medusa. In effetti, le spirali presentano ancora qualche punto oscuro per quel che riguarda la loro composizione, per non parlare della formazione stellare vera e propria. Il merito della nitidezza dell’immagine di JO201 si deve tutto a uno degli strumenti in dotazione al telescopio spaziale, la Wide Field Camera 3 (WFC3). Grazie al dispositivo, infatti, è stato possibile accorgersi di tanti dettagli interessanti che hanno reso unico il paesaggio “marino”.

Lo stripping che caratterizza le galassie medusa

La camera ha infatti intercettato le lunghezze d’onda ultraviolette, non solo quelle infrarosse e visibili. Si tratta d’altronde dello strumento più sofisticato in dotazione ad Hubble, per la precisione quello che ha garantito negli anni gli scatti più spettacolari in assoluto dell’Universo. L’obiettivo è ora approfondire il cosiddetto “stripping”, per l’appunto il processo che porta al rilascio del gas nelle galassie medusa e che potrebbe avere un impatto significativo sull’evoluzione della galassia stessa. Non è la prima volta che il telescopio spaziale si imbatte in un agglomerato stellare con queste caratteristiche.

Già nel 2014, infatti, aveva notato un’altra galassia medusa, nello specifico nella costellazione del Triangolo Australe, a 200 milioni di anni luce dalla Terra. Anche in quel caso ci furono approfondimenti mirati sullo stripping per capire quale destino avrebbe avuto il conglomerato di materiale stellare. L’ipotesi che andò per la maggiore quasi un decennio fa fu il lento prosciugamento del gas freddo e della polvere, al punto da far diventare la galassia inattiva nel giro di poco tempo. Molto probabilmente accadrà lo stesso anche con JO201, ma per il momento la si può ancora ammirare in tutta la sua bellezza e lucentezza.

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