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SCIENZA

Scoperta epocale: queste galassie stanno mettendo in crisi gli scienziati

Hanno scoperto sei nuove galassie che stanno mettendo in crisi gli scienziati: potrebbero ribaltare le nostre certezze sull'Universo.

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Il telescopio spaziale James Webb ha individuato sei nuove galassie. Fin qui nulla di strano vi direte, visto che non è la prima volta che questo meraviglioso strumento all’avanguardia compie una scoperta del genere. Se non fosse per un dettaglio che sta davvero mettendo in crisi gli scienziati: stando ai dati raccolti, queste galassie sono talmente antiche e possiedono caratteristiche tali da ribaltare le attuali teorie cosmologiche. In sostanza, non dovrebbero esistere.

James Webb individua sei nuove galassie

La nuova scoperta del telescopio spaziale James Webb apre un nuovo scenario sull’Universo Primordiale. Non è la prima volta che il raffinatissimo strumento, frutto della collaborazione internazionale tra l’Agenzia Spaziale Statunitense (NASA), l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia Spaziale Canadese (CSA), scova nuove galassie ma mai prima d’ora ne aveva rilevate con tali caratteristiche.

Le sei nuove galassie in questione risalgono a un’epoca in cui l’universo aveva solo il 3% della sua età attuale e sono molto più grandi e massicce di quanto si ritenesse possibile, considerata la loro brevissima distanza dal Big Bang. “Questi oggetti sono molto più massicci di quanto ci si aspettasse – ha spiegato Joel Leja, assistente professore di astronomia e astrofisica alla Penn State University e coautore dello studio -. Ci aspettavamo solo di trovare minuscole, giovani, baby galassie in questo momento, ma abbiamo scoperto galassie mature come la nostra in quella che in precedenza era considerata l’alba cosmica“.

Lo studio fa riferimento al primo set di dati raccolti dal James Webb Telescope, dotato di un sistema di rilevamento a infrarossi in grado di rilevare la luce emessa dalle stelle e dalle galassie più antiche. Una delle co-autrici dello studio, la dottoressa Erica Nelson della University of Colorado Boulder, ha ripassato al setaccio le immagini e, successivamente, ha individuato dei “punti sfocati” insolitamente luminosi e rossi. Ciò ha reso possibile una datazione piuttosto precisa delle nuove sei galassie: risalirebbero a circa 13.5 miliardi di anni fa, ovvero tra i 500 e i 700 anni dopo il Big Bang.

Perché la scoperta di James Webb ha messo in crisi gli scienziati

Ma cosa c’è di insolito e talmente inaspettato in questa scoperta al punto tale da mettere in crisi gli scienziati? La questione è molto semplice: i nuovi dati in nostro possesso metterebbero in discussione quanto assodato finora sulla formazione delle prime galassie, ribaltando di fatto le attuali teorie cosmologiche.

Le galassie finora individuate grazie alle immagini del James Webb Telescope sono altrettanto antiche, ma molto più piccole rispetto alle ultime sei registrate. I calcoli suggeriscono che queste ultime potrebbero ospitare da decine a centinaia di miliardi di stelle delle dimensioni del Sole, mettendole quindi alla pari con la Via Lattea. “Semplicemente non ci si aspetta che l’Universo Primordiale sia stato in grado di organizzarsi così rapidamente. Queste galassie non avrebbero dovuto avere il tempo di formarsi“, ha detto la dottoressa Nelson. Ecco perché sono considerate a tutti gli effetti degli “oggetti impossibili” che “mettono in discussione l’intero quadro della formazione delle prime galassie”.

Naturalmente sono necessarie ulteriori osservazioni per confermare (o smentire) la scoperta, prima di abbandonare del tutto i modelli e le teorie esistenti. “Un’altra possibilità – si legge nello studio – è che queste galassie siano un tipo diverso di oggetto, come deboli quasar, fatto che sarebbe altrettanto interessante”.

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