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Un "killer" invisibile rivelato nell'aria: perché preoccupa gli esperti

In passato il metano ci dava una mano, ora invece inizia a preoccupare per una concentrazione in atmosfera che è davvero elevata e rischiosa

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Metano in atmosfera Fonte foto: 123RF

Gli spot pubblicitari di qualche anno fa ci hanno insegnato che il metano ci dà una mano. Questa stessa mano, però, è diventata ora un po’ troppo ingombrante, come emerso da uno studio condotto dalla Nanyang Technological University of Singapore. Si sta parlando di una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista “Nature” e che ha messo in luce come il metano nell’atmosfera terrestre sia eccessivo.

Se l’ozono nell’atmosfera del nostro pianeta sembra essere in pericolo, la concentrazione dell’idrocarburo è molto diversa e invita a una riflessione profonda. L’aumento è stato progressivo dal 2007 a oggi, nonostante le speranze di una riduzione in seguito alla pandemia e alla minore intensità delle attività produttive.

I numeri sono eloquenti da questo punto di vista. Nel 2021 il metano presente in aria ha registrato un nuovo record, con una crescita di 17 parti per miliardo. Non era mai accaduto che ci fosse una variazione del genere, per lo meno dal 1983 ai giorni nostri. Il confronto con il 2020, poi, è stato ancor più emblematico. Nell’anno del lockdown l’aumento era stato di poco superiore alle 15 parti per miliardo, dunque cosa è accaduto di preciso? Il dito è stato puntato principalmente contro i cambiamenti climatici. Tra gli effetti collaterali di questi fenomeni c’è anche una reazione chimica più lenta del normale in aria e che di solito contribuisce a rendere la concentrazione del gas meno forte.

Le principali responsabilità

Si conoscono le cause e anche quali sono i principali responsabili delle emissioni di metano in atmosfera. Le torbiere, i fondali marini e gli ambienti in stato di degrado producono tantissimo gas, ma non sono da meno gli allevamenti, l’agricoltura e la produzione di combustibili fossili. L’idrocarburo è fondamentale per intuire se ci sia vita in altri pianeti del sistema solare, Marte in primis, purtroppo invece nel caso della Terra va tenuto d’occhio costantemente. I ricercatori dell’Università di Singapore hanno cercato di spiegare la strana reazione chimica a cui si è fatto riferimento in precedenza.

Una strana reazione chimica

Non è un chiarimento semplice, dunque servono parole ben precise. In pratica, di solito il metano va a interagire con i cosiddetti radicali ossidrili: si tratta appunto di radicali sprigionati dalla fotolisi dell’acqua (quando una entità molecolare subisce scissione mediante l’assorbimento di radiazione elettromagnetica) tramite l’irradiazione solare. Il metano si dissolve proprio in seguito a questo processo e i dati degli ultimi quarant’anni hanno mostrato come la natura produca più gas del previsto e ne consumi meno di quanto avvenuto in passato. I cambiamenti climatici che sono di sempre più stringente attualità hanno un ruolo determinante in tutto questo, ma non sono i soli.

Lo studio dell’ateneo asiatico è già stato adottato come uno di quelli da approfondire con maggiore attenzione in seno all’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), l’entità scientifica che dal 1988 studia il riscaldamento globale in ogni sua sfaccettatura. La siccità di cui si parla tanto da settimane non è l’unica conseguenza sul pianeta, sembra addirittura che la concentrazione di metano sia destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi decenni per colpa delle temperature elevate. Per intervenire si è comunque ancora in tempo.