Libero
SCIENZA

Mistero sulla mummia senza identità: ora abbiamo un nuovo indizio

L'antica mummia incinta torna a far parlare di sé, stavolta per un lavoro eccezionale: gli studiosi hanno ricostruito il volto della giovane donna.

Pubblicato:

L’Egitto è uno di quei luoghi che unisce storia, cultura, mistero e, da sempre, affascina gli studiosi. Merito soprattutto delle incredibili scoperte archeologiche che nel corso dei secoli hanno aperto le porte a un mondo antico, per certi versi enigmatico. Le mummie sono senza dubbio uno degli emblemi di questa civiltà, ma ce n’è una in particolare che ha letteralmente mandato in subbuglio gli studiosi: una donna egiziana e senza identità. Oggi, grazie alle nuove tecnologie a disposizione, siamo in grado di ammirarne il volto (e non solo).

La mummia senza identità che ha appassionato gli archeologi

Ritrovare un corpo mummificato è un’esperienza che può descrivere solo chi l’ha vissuta. Possiamo solo immaginare tutti quei giorni (a volte mesi) di scavi sotto il sole cocente dell’Egitto, la fatica e la concentrazione affinché nulla venga perduto o danneggiato. Ogni minimo ritrovamento può rivelarsi la chiave di volta per un mondo affascinante e sconosciuto. E in questo contesto le mummie sono il fiore all’occhiello delle scoperte nell’antica “culla della civiltà”.

Tra queste ce n’è una che, sin dal suo ritrovamento, ha fatto sognare e in un certo senso messo in crisi tanti studiosi: la mummia di una donna dall’identità sconosciuta e probabilmente incinta al momento della morte e, di conseguenza, del rito funebre. Il ritrovamento in verità risale al 1826, quando gli archeologi donarono la mummia risalente al I secolo a.C. all’Università di Varsavia, in Polonia, dopo averla prelevata da un sarcofago le cui iscrizioni suggerivano che si trattasse della sepoltura di un sacerdote maschio.

Due secoli dopo è avvenuta l’ultima scoperta che si sarebbero mai aspettati di fare: il corpo non era affatto quello di un uomo, bensì di una giovane donna di circa 20 anni. Ma c’era molto di più, perché la “Signora misteriosa” – come l’hanno soprannominata – con molta probabilità era anche incinta di 28 settimane al momento del decesso.

Ricostruito il volto della misteriosa mummia

Oggi gli specialisti forensi hanno a disposizione strumenti che fino a poco tempo fa erano a dir poco inimmaginabili e, utilizzando scansioni TC e raggi X , hanno lavorato a due ricostruzioni facciali della mummia egiziana. Un lavoro certosino che ci consente per la prima volta di ammirare le fattezze della “Signora misteriosa”: una giovane donna dalla pelle scura e con gli occhi castani che guarda dritto davanti a sé, come se fosse assorta nei suoi pensieri.

A pubblicare i primi risultati di questa “autopsia virtuale” (la stessa usata per la mummia bambina ritrovata in Austria) è stato il Warsaw Mummy Project. Un lavoro importante che, come ha sottolineato lo specialista forense Hew Morrison, “aiuta a riportare in vita figurativamente il defunto, promuovendo così il rispetto e la sensibilità per i defunti che sono oggetto di ricerca o sono esposto nei musei”. Dello stesso parere il co-direttore del Warsaw Mummy Project, Wojciech Ejsmond: “Per molte persone, le antiche mummie egizie sono curiosità da museo. Vorremmo reumanizzarli e mostrarli come persone una volta viventi, sensibili e amorevoli, le cui morti sono state tragedie”.

Mummia incinta, il dibattito è aperto

La scoperta della mummia femminile è stata unica nel suo genere proprio per il fatto che all’interno del grembo è stato rinvenuto una specie di “fagotto” che, dopo un’analisi più approfondita, gli specialisti forensi hanno affermato potesse essere un feto. La giovane donna al momento della sepoltura sarebbe stata, quindi, imbalsamata insieme al suo bambino.

Non tutti gli esperti, però, sono d’accordo con questa affermazione e c’è chi ritiene decisamente più probabile che il “fagotto” sia, in realtà, un pacchetto di imbalsamazione deformato. Il principale critico dello studio del Warsaw Mummy Project è stato Sahar Saleem, esperto di mummie e professore di radiologia all’Università del Cairo in Egitto, scettico sul fatto che si tratti di un feto, vista la mancanza di una struttura scheletrica.

Ma il team del Warsaw Mummy Project non demorde e sta effettuando ulteriori studi per supportare le proprie affermazioni, con la speranza che le altre prove raccolte riescano a conquistare anche i critici più severi come il professor Saleem.