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SCIENZA

Per la prima volta siamo riusciti a scoprire qualcosa di più sui poli terrestri

Grazie a due mini satelliti CubeSat la NASA è riuscita a analizzare accuratamente una serie di dati e valori termici relativi alle regioni polari del nostro pianeta.

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Nonostante lo scetticismo e la diffidenza di molti, è un dato di fatto che il pianeta Terra stia affrontando in modo costante (e sempre più impattante) gli effetti del cambiamento climatico. Per avere una panoramica ancor più completa di quello che sta accadendo e continua ad accadere, la NASA ha recentemente avviato la missione PREFIRE, volta a monitorare e rilevare le emissioni di calore polare.

La missione conta su una coppia di piccoli satelliti (CubeSat) che sfruttano uno spettrometro termico a infrarossi per restituire un quadro accurato dell’effetto serra ai poli e della capacità del vapore acqueo, delle nuvole e di altri elementi dell’atmosfera terrestre di intrappolare il calore e impedirgli di irradiarsi nello spazio.

La missione PREFIRE

Come la NASA ha voluto precisare con un comunicato stampa, PREFIRE (Polar Radiant Energy in the Far-InfraRed Experiment) nasce per permettere agli scienziati di ottenere tutte le informazioni sui modi in cui le regioni polari della Terra influenzano la quantità di energia che il nostro pianeta assorbe e rilascia. Il globo terrestre, infatti, incamera energia dal Sole soprattutto ai tropici, e le correnti atmosferiche e oceaniche trasportano quel calore verso i poli (che ricevono molta meno luce solare).

Ghiaccio, neve, nuvole e molti altri elementi dell’ambiente polare sono in grado di riemettere il calore nello Spazio, in gran parte sotto forma di radiazioni infrarosse. L’osservazione attiva e continuativa della differenza tra la quantità di calore che la Terra assorbe ai tropici e quella irradiata da Artide e Antartide fornisce l’esatta misura delle dinamiche che regolano la temperatura globale e guidano i sistemi dinamici di clima e meteo.

Le prime osservazioni e gli obiettivi della NASA

Le emissioni dei poli non erano mai state misurate sistematicamente, non fino ad adesso. Negli scorsi giorni, invece, sono arrivate le prime istantanee con lunghezze d’onda tra 4 e 15 micrometri e tracce orbitali che si espandono verticalmente, mostrando come le emissioni variano attraverso l’atmosfera, intersecandosi e cambiando intensità nel corso delle ore.

Questo spettacolo suggestivo ha confermato che PREFIRE è in grado di analizzare una porzione poco studiata dell’energia radiante emessa dalla Terra e di conseguire l’obiettivo, importante e ambizioso, della NASA: avere in mano tutti gli elementi per invertire la rotta del cambiamento climatico, fronteggiando il riscaldamento globale, e studiando il ruolo delle radiazioni infrarosse nelle dinamiche di riscaldamento e raffreddamento della Terra.

I CubeSat, i lanci e i prossimi dati

Il primo CubeSat della missione è stato lanciato dalla Nuova Zelanda il 25 maggio 2024, mentre il secondo è partito l’1 giugno. Entrambi i mini satelliti utilizzano sensori 10 volte più sensibili agli infrarossi rispetto a qualsiasi strumento studiato e mandato in orbita finora. Ognuno dei due strumenti può monitorare una vasta gamma di dati sui cambiamenti stagionali che possono sicuramente essere utili alla comunità scientifica, ma la NASA ha precisato che la vera forza della missione sta nella comparazione in tempo reale delle informazioni ottenute su Artide e Antartide.

I due CubeSat seguono orbite asincrone e potrebbero catturare fenomeni su scale temporali molto brevi. Secondo l’agenzia spaziale americana, i dati che si otterranno nei prossimi mesi non solo potrebbero (come già detto) migliorare i modelli informatici che i ricercatori usano per prevedere il cambiamento climatico, ma anche spiegare perché l’Artico si è riscaldato due volte più velocemente del resto del pianeta dagli anni ’70.

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