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Non solo Puglia: ecco dove in Italia è vietata la pesca dei ricci di mare

La sopravvivenza della specie e la tutela dell'ecosistema: sono questi gli obiettivi che ci si pone con il divieto della pesca dei ricci di mare

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Tre anni di divieto assoluto: è questa la scelta del Consiglio Regionale della Puglia che ha appena approvato una legge per impedire la pesca dei ricci di mare nei prossimi 36 mesi. Si tratta di una decisione che riguarda sia la pesca professionale che quella sportiva e l’obiettivo è quello di mettere al sicuro la specie e l’ambiente in generale.

Si tratta di una decisione che riguarda il solo territorio pugliese, ma non è la prima in assoluto che viene approntata nel nostro paese. Nel caso della regione meridionale, il blocco è stato deciso fino al 30 aprile del 2025, poi si cercherà di capire quali saranno stati gli effetti di una scelta così drastica. I motivi che hanno portato alla stesura del testo normativo sono facilmente intuibili.

Come è cambiata la pesca dei ricci di mare

Come sottolineato dai promotori della legge che vieta la pesca dei ricci di mare in Puglia, la specie è a rischio estinzione e con prelievi continui e prolungati si rischia di non darle il tempo necessario per riprodursi. D’altronde, negli ultimi anni questa pesca ha subito dei cambiamenti importanti che l’hanno fatto diventare ancora più efficace, mentre in passato ci si limitava alle zone poco profonde del mare. Uno dei principali problemi è rappresentato dai controlli, fino a oggi poco incisivi, un po’ come è avvenuto in altre parti d’Italia.

In effetti, come già rimarcato, la Puglia non è la prima regione che si comporta in questa maniera con i ricci di mare. Tra il 2021 e il 2022, infatti, anche la Sardegna si è mossa allo stesso modo, approvando due leggi che hanno interrotto le attività legate a questa specie. In poche parole, fino al 2025 non è possibile nell’isola prelevare, raccogliere, detenere, trasportare e commercializzare gli esemplari e nemmeno i prodotti derivati freschi. L’obiettivo da raggiungere è lo stesso, vale a dire il ripopolamento del riccio di mare per evitare l’estinzione. Questa salvaguardia, però, può avere altre conseguenze positive.

Il ciclo vitale dei ricci di mare

Il WWF ha raccontato quali sono gli sviluppi dal punto di vista ambientale in caso di blocco della pesca dei ricci di mare. Anzitutto bisogna ricordare che questa specie ha un ciclo vitale molto particolare e con un divieto di tre anni, l’immissione di nuovi nati nella popolazione adulta sarebbe inevitabile. Nel tempo, poi, sia le dimensioni che l’abbondanza sarebbero di gran lunga migliori. Il riccio di mare, inoltre, ha un ruolo ecologico fondamentale per l’ecosistema marino costiero. Il merito è tutto della sua dieta erbivora che aiuta il mare e non solo.

In effetti, i ricci di mare si nutrono soprattutto di macro-alghe, controllandone la quantità e riducendone la presenza. Meno ricci significa anche più alghe sui fondali, con un’alterazione pericolosa della situazione costiera. La pesca di questa specie, inoltre, sta riducendo il numero di esemplari di piccola e media taglia. In questo modo, i predatori principali (saraghi e donzelle tanto per citare due esempi) vengono spinti a trasferirsi in aree diverse, riducendo le specie ittiche commerciali relative alla piccola pesca. Ci vorrà pazienza, fra tre anni se ne saprà di più sulla reale efficacia di questi blocchi.

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