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Megafuga di metano in Kazakistan: trovata una nuova sorgente di gas serra estremamente potente

Allarme metano in Kazakistan. Scoperta una nuova fonte dopo una perdita gigantesca: ecco l'impatto che ha sul surriscaldamento del pianeta

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Nell’area sud ovest del Kazakistan è accaduto qualcosa che ha del clamoroso. Durante i lavori di esplorazione di un giacimento petrolifero, si è verificata un’esplosione di caratura enorme. Di fatto, in maniera del tutto casuale, il Paese si è ritrovato a scoprire una nuova sorgente di metano dall’enorme potenza. Considerando la fuoriuscita incontrollata ed estremamente prolungata, possiamo dire che in una sola circostanza abbiano provveduto a generare un duro colpo per l’ambiente, per quanto concerne l’effetto serra. Il tutto è proseguito dal 9 giugno al 25 dicembre. È dunque possibile comprendere quanto gravosa sia stata questa perdita, che contribuisce al riscaldamento del pianeta.

Danno globale in Kazakistan

Attraverso delle immagini satellitari, la società francese Kayrros ha potuto osservare nel dettaglio l’enorme perdita. Stando alla stima, che è stata in seguito verificata dall’Istituto per la ricerca spaziale dei Paesi Bassi, così come in Spagna dal Politecnico di Valencia, il quantitativo di metano dispero è enorme. Si parla di una diffusione nell’atmosfera di 127mila tonnellate. Per fare una comparazione che possa risultare utile per comprendere tale portata, soltanto i sabotaggi ai gasdotti Nord Stream del 2022 ne avevano disperso un quantitativo maggiore attraverso un’unica fonte naturale (la stima era al tempo di 230mila tonnellate).

L’area nella quale tutto ciò è avvenuto è il Mangistau, ben nota per essere ricca di giacimenti di petrolio e gas naturale. Il pozzo esplorativo scavato era di Buzachi Neft, nei pressi delle coste del mar Caspio. L’azienda petrolifera ha negato alla BBC d’aver generato la diffusione di una “quantità significativa di metano”. Le autorità pubbliche locali hanno invece spiegato di star lavorando per sigillare il pozzo con il calcestruzzo.

Le conseguenze del metano

Il gas naturale, generalmente indicato con il nome del suo componente principale, il metano, viene misurato attraverso l’uso di specifici satelliti. Risultando incolore e inodore, può essere avvistato grazie a particolari telecamere a infrarossi. Monitorare tali perdite è di fondamentale importanza, dal momento che tutto ciò contribuisce in maniera netta ai cambiamenti climatici. Fortunatamente l’effetto sull’atmosfera è ben inferiore rispetto a quello dell’anidride carbonica (in termini di durata). Quest’ultima permane per più di 500 anni. Nel caso del metano, invece, l’impatto è di 12 anni.

Occorre però tener conto del Global Warming Potential, ovvero di quanto contribuisce nel pratico all’effetto serra rispetto alla CO2. Purtroppo in questi 12 anni citati, il colpo inferto al pianeta è di 25 volte superiore. Al metano si deve il 30% dell’aumento della temperatura del pianeta, ha spiegato l’IEA, ovvero l’Agenzia internazionale dell’energia. Neanche a dirlo, la maggior parte delle emissioni sono frutto dell’attività umana. Si parla principalmente di processi d’estrazione di carbone e petrolio, così come di allevamento intensivo (gas contenuto nelle emissioni dei bovini). Soltanto due quinti sono generati da un’azione naturale, ovvero dalla vita delle paludi ad esempio.

Per essere chiari, si tratta dello stesso metano che negli anni è stato promosso come alternativa al petrolio e al carbone, in termini di carburante e mezzo di riscaldamento. Considerato meno inquinante, perché la sua combustione genera minori emissioni della CO2, per alcuni è stato in passato la soluzione per tentare di ridurre l’inquinamento del pianeta. Un piano che però crolla miseramente se accompagnato da ingenti perdite di metano durante l’estrazione e il trasporto.

Guardando al caso specifico, la perdita in Kazakistan contribuirebbe all’effetto serra tanto quanto l’uso di 717milla automobili a benzina per un anno intero. Buzahi Neft sostiene però che l’analisi di Kayrros non sia corretta. Si ritiene che la società francese abbia confuso un’emissione di vapore acqueo per metano. Kayrros nega un errore e sottolinea d’aver tenuto conto del vapore acqueo generato dall’incendio nel pozzo. Una situazione allarmante, soprattutto per quanto concerne la ripetitività di tale problematica. Non è la prima perdita registrata in Kazakistan, il che si unisce ai dati del vicino Turkmenistan.

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