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Pezzotto: confermate le multe per gli utenti

L'atteggiamento del Commissario AGCOM Massimiliano Capitanio si fa più aggressivo: su Linkedin promette multe a coloro che usano il pezzotto per guardare gratis le partite

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In attesa di capire se è vero, come dice l’AGCOM, che la nuova piattaforma anti pezzotto Piracy Shield non stia bloccando anche i siti legali, oltre a quelli di streaming pirata, e in attesa che la repressione venga estesa in modo più efficace anche nei confronti delle tantissime app di streaming illegale che si trovano senza grossi problemi sul Play Store, resta sullo sfondo il solito grandissimo dubbio: cosa rischiano, veramente, gli utenti del pezzotto?

Una prima risposta a questa importantissima domanda è appena arrivata da Massimiliano Capitanio, l’esponente della Lega Nord nominato a metà 2022 Commissario AGCOM.

Pezzotto: utente avvisato…

Capitanio ha scelto Linkedin per pubblicare un post in cui ribadisce che, con certezza, le multe per gli utenti del pezzotto arriveranno. E saranno multe da 150 euro a 5.000 euro, come previsto dalla normativa vigente.

Forse non è ancora chiaro che, a breve, arriveranno sanzioni da 150 a 5000 euro, e questo, come per tutte le multe, è un passaggio che si vorrebbe evitare ma che si è reso necessario, anche perché chi fa business illegalmente sta facendo credere agli ignari utenti che non succederà nulla (utente avvisato…)

Capitanio descrive le multe come “una tappa necessaria, anche se probabilmente impopolare“, e afferma anche che i motori di ricerca (cioè Google) ancora “non collaborano come dovrebbero“.

Secondo la nuova normativa antipirateria, infatti, i motori di ricerca dovrebbero “deindicizzare” i siti dai quali è possibile scaricare app per lo streaming illegale, o sui quali viene trasmesso direttamente il flusso audio-video, affinché non spuntino tra i risultati di ricerca quando gli utenti cercano “come vedere le partite gratis“, o stringhe del genere.

Ma i motori di ricerca non lo fanno in modo abbastanza efficace, come non è ancora abbastanza efficace l’azione di Google per cacciare dal Play Store le app di streaming pirata, che ancor oggi si trovano in gran numero.

Piracy Shield finirà in tribunale?

Nel frattempo, però, non si è ancora placata la fortissima polemica sui presunti errori di bersaglio di Piracy Shield, che avrebbe bloccato indirizzi IP che puntavano a famose Content Delivery Network, che a loro volta trasmettevano sia i siti pirata che altri siti completamente legali.

In tal modo diversi siti che nulla avevano a che fare con il pezzotto sono stati “abbattuti“, alcuni dei quali erano addirittura siti di Enti Pubblici come piccoli Comuni.

Per questo motivo Assoprovider, l’associazione degli Internet Provider minori indipendenti italiani, ha fatto richiesta di accesso agli atti ad AGCOM su Piracy Shield, per farsi dare l’elenco degli indirizzi bloccati e capire se, effettivamente, in mezzo ad essi c’è anche qualche CDN usata da siti legali.

La risposta è arrivata dopo pochissimi giorni, ma non dall’AGCOM: è stato il sito olandese TorrentFreak a pubblicare una prima, corposa, lista di indirizzi all’interno della quale, va detto, gli indirizzi delle CDN ci sono. Ora, con quella lista in mano, i titolari di eventuali indirizzi bloccati per sbaglio potrebbero portare in tribunale l’AGCOM per ottenere un risarcimento o, addirittura, il blocco preventivo di Piracy Shield.