Le piante più verdi possono essere utilizzate per predire quando un vulcano sta per eruttare: la scoperta
Il colore delle piante che circondano un vulcano può prevedere la prossima eruzione: un metodo rivoluzionario
Riuscire a prevedere i “comportamenti” dei vulcani è ovviamente fondamentale, soprattutto se si tratta di giganti rocciosi, pronti a esplodere, intorno ai quali l’uomo ha sviluppato parte della propria civiltà. In Italia abbiamo due esempi eclatanti, in Sicilia e in Campania, con l’Etna, il Vesuvio e i Campi Flegrei.
Per questo motivo si è sempre alla ricerca di segnali indicativi, anche al di fuori di quelli che possono essere i ben noti standard. Non sappiamo tutto della natura e non siamo in controllo, quando si tratta dell’ambiente e del suo sviluppo. Il mondo scientifico è infatti sempre alla ricerca di nuove rivelazioni e forse qualcosa è cambiato per sempre sul fronte delle previsioni vulcaniche. Immagini satellitari hanno infatti mostrato come la salute delle piante possa garantire delle informazioni vitali sugli stratovulcani posti in aree boschive.
Previsioni vulcaniche: la risposta è nelle piante
Un vulcano sta per eruttare? Chiediamolo alle piante nei suoi paraggi. In parole estremamente povere, le piante più verdi possono garantire un livello di previsione molto interessante, in connessione con le eruzioni vulcaniche. Un avvertimento che giunge ben prima di quelli che sono i metodi di monitoraggio che oggi consideriamo convenzionali.
Ancora una volta, dunque, la specie che ha inventato macchine incredibili resta ammaliata dinanzi alla potenza della natura, e alla sua complessità. Uno dei grandi problemi della branca della scienza che si occupa delle previsioni vulcaniche, è la difficoltà di rilevare l’aumento delle emissioni di anidride carbonica. Questo rappresenta uno dei primi segnali di disordini vulcanici, ma riuscire a rendersene conto, rispetto ai normali livelli di fondo del gas, è complesso. Una misurazione diretta è inoltre quasi sempre impossibile, tenendo conto delle aree inaccessibili di molti di questi giganti.
Per ovviare a tale problema, Robert Bogue, della McGill University in Canada, insieme a un team di colleghi, ha deciso di verificare una teoria. Ha così scoperto che la salute delle piante può essere analizzata per ottenere dati in merito all’attività vulcanica. La fase pre eruzione, infatti, riesce a migliorare la salute della vegetazione. Un sistema che, se trasformato in norma, potrebbe anticipare di molto i metodi oggi adoperati, almeno per quei vulcani circondati da una macchia verde.
L’esperimento
L’esperimento ha avuto luogo studiando con attenzione alcune immagini satellitari. Sguardo rivolto al parco nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti. Da un lato scatti risalenti al 1984 e dall’altro al 2022. In questo modo il gruppo di ricerca è stato in grado di dimostrare che le piante sono diventate più verdi nei luoghi in cui l’attività vulcanica era in fase di sviluppo. Ma perché ciò accade? Si fa riferimento proprio all’anidride carbonica di cui sopra. Si tratta di uno degli elementi cardine pre eruzione, che aiuta a stimolare la crescita delle piante, quando in quantitativi aumentati rispetto alla norma. La stessa, poi, divenendo solforosa, contribuisce alla trasformazione cromatica delle piante, che diventano marroni, anche a causa delle alte temperature, che rapidamente le uccidono.
I risultati sono stati pubblicati su Geochemistry, Geophysic, Geosystems, e evidenziano quanto sia fondamentale l’uso di immagini satellitari per monitorare l’attività vulcanica, anche con anni d’anticipo. La risposta è in natura e potrebbe essere particolarmente utile anche in Italia, considerando come Etna e Vesuvio siano due stratovulcani immersi nel verde.