Cosa vuol dire quando si ricordano i sogni? Il motivo per cui accede e le cause
Ricordare i sogni è un fatto di predisposizione e tempismo: ecco cosa accade nella mente di chi riesce a ricordare le esperienze oniriche

Sono tanti i motivi per i quali non ricordiamo i sogni. In alcuni casi si può parlare di predisposizione personale. In altri, invece, dipende dalla fase del sonno nella quale ci troviamo al momento del risveglio. Cosa vuol dire, invece, quando ricordiamo cosa abbiamo visto e percepito mentre dormiamo?
Perché ricordiamo alcuni sogni
Il mondo della scienza dibatte su innumerevoli temi e tra questi trova spazio anche un’annosa questione: perché ricordiamo soltanto alcuni dei nostri sogni? Un elemento che rientra nella macrocategoria del funzionamento della memoria.
La precisa ragione non ci è ancora nota ma esiste un generale consenso scientifico riguardo al fatto che tutti sognino. Chi dice di non farlo, di fatto, semplicemente dimentica cosa ha sognato. Ma alcuni studi evidenziano come ricordare i sogni sia più una questione di tempismo che di capacità.
Anche chi afferma di non ricordarli mai, se svegliato al momento giusto e nel modo giusto, durante un test in laboratorio, ha modo di riacciuffare quelle immagini. Per riuscire in quest’impresa occorre svegliarsi quando emergiamo dalla fase REM (quella dei sogni più vividi e narrativi, successiva a quella del sonno profondo). Il problema è che siamo facilmente inclini a riaddormentarci in questi frangenti.
Si spiega così perché tendiamo a ricordare facilmente i sogni fatti quando ci svegliamo brevemente nel cuore della notte. Va da sé che sia possibile ricordare i sogni anche al mattino. È però più facile riuscire nell’impresa se il risveglio avviene lentamente, senza movimenti bruschi o allerte dovute all’ansia delle cose da fare e di possibili ritardi. Occorre dare il tempo alla propria mente di ripensare al sogno appena fatto, rimanendo mezzi addormentati nella fase di sonno leggero.
Uno studio sui sogni
Nel 2017 è stato pubblicato uno studio realizzato da un gruppo del Centro di ricerca neuroscientifica di Lione (Crnl). Al tempo furono analizzati 18 soggetti che dicevano di ricordare i loro sogni quasi ogni giorno. Un altro gruppo presentava invece 18 persone che non li ricordavano quasi mai.
Le analisi hanno evidenziato come il primo gruppo era solito svegliarsi di frequente nel corso della notte. Una fase lucida della durata di 1-2 minuti, abbastanza per codificare l’esperienza vissuta. Qualcosa di affascinante per alcuni ma non per i diretti interessati. Avere risvegli fin troppo frequenti, infatti, può essere un indizio di disturbi. Ecco le parole della professoressa di psicologia e neuroscienza Erin Wamsley: “La mancanza di sonno è spesso associata a un maggiore ricordo dei propri sogni”.
Si segnala, inoltre, anche una stagionalità nei ricordi dei sogni. Uno studio condotto tra il 2020 e il 2024 ha infatti evidenziato come alcuni partecipanti segnalassero meno ricordi d’inverno. Decisamente maggiori in primavera e autunno. Si ritiene, dunque, l’esistenza di un’influenza dei ritmi circadiani, ovvero dei cicli con cui si ripetono regolarmente dei processi fisiologici nell’arco delle 24 ore.
Inevitabile poi parlare di personale attitudine. In linea generale chi tende a sognare a occhi aperti, ovvero a lasciar vagare la mente quando si è lucidi, ha maggiori chance di sognare in fase REM e ricordare quanto visto e percepito.