Cosa sapere sulle rose, se le avete comprate a San Valentino
La verità delle rose è che sono di stagione per pochi mesi ma disponibili tutto l'anno: ecco perché regalarle può essere un rischio per l'ambiente
Il cinema e la letteratura hanno trasformato le rose in un simbolo d’amore. Una convenzione che è alla base di un proficuo commercio. Sotto l’aspetto della sostenibilità, e non solo, si dovrebbe però optare per un’altra soluzione, almeno per un’ampia porzione dell’anno. Di certo a febbraio, quando si festeggia San Valentino.
Perché non comprare le rose
Ben note dinamiche sociali ci spingono in massa a compiere dei gesti ben precisi, e ripetuti, per dimostrare i nostri sentimenti. In epoca moderna i diamanti sono divenuti il quasi unico oggetto per una proposta di matrimonio e, sulla stessa scia, le rose sono le regine delle composizioni floreali romantiche.
Non tutti sanno, però, che questo splendido fiore non è disponibile tutto l’anno. È di stagione da maggio a ottobre, nonostante sia di facile reperibilità per dodici mesi. La realtà è che le rose che acquistiamo a San Valentino, così come in altre fasi, sono prodotte in serra. In alternativa la loro origine è esterna ai confini nazionali. Nello specifico lo sguardo è rivolto al Kenya, dove l’industria dei fiori non è sempre sostenibile.
I lavoratori kenyoti sono spesso sottopagati e quest’industria sta contribuendo a danneggiare l’ecosistema del lago Naivasha, considerando l’ampio uso di pesticidi. Il mazzo di fiori donato ha dunque un peso sociale, economico e ambientale ben maggiore di quanto si possa pensare. Si considera inoltre come occorrano circa 10 litri d’acqua per coltivare ogni fiore. Un problema atroce in una regione in cui questo è un privilegio per la popolazione, data la scarsità di questa risorsa e la generale siccità.
L’inquinamento dei bouquet
I gesti che in una parte del mondo rappresentano la normalità, altrove si configurano in una piaga. Ciò non vale per tutto ciò che caratterizza le nostre vite, certo, ma è vero che spesso ignoriamo i sacrifici celati alle spalle di alcune comodità.
In Colombia, sulle Ande, una foresta viene abbattuta e inquinata per ottenere le verdi foglie che compongono i bouquet venduti negli Stati Uniti, principalmente. È quanto denunciato dall’organizzazione ambientalista Fundacion Etika Verde. Un fragile ecosistema che, anno dopo anno, risulta sempre più a rischio.
Ecco le parole di Patricia Rodriguez: “L’industria del fogliame verde è diventata un grande business e il ritmo con cui vengono abbattuti gli albero è sempre più veloce”. A più di 7.500 metri sul livello del mare, la vegetazione, fittissima, emerge dalla nebbia. Per questo si parla di foreste nebulose. Un tesoro altamente a rischio.
Per comprendere la portata di questo dramma ambientale, occorre sapere che la Colombia ha esportato 35mila tonnellate di fiori e fogliame per il solo San Valentino 2025. L’associazione locale Ascoflores ha spiegato come siano stati organizzato più di 500 voli cargo per esportare la merce, raggiungendo ogni parte del mondo, dal Regno Unito alla Russia. Più del 70%, però, è riservato al mercato degli Stati Uniti.
Per decenni il Paese ha dominato l’industria floreale. Negli ultimi anni, però, è esploso il business del fogliame proveniente dalle Ande. Tutto ciò garantisce lavoro agli abitanti delle realtà rurali, certo, ma con conseguenze gravissime per differenti ecosistemi.