Una nuova scoperta sui pesci potrebbe cambiare le sorti ambientali del mare
Le scaglie di pesce custodiscono un metodo grandioso per contrastare l'inquinamento dei mari: ecco come
I ricercatori hanno scoperto come le scaglie di pesce, se trattate termicamente, possono avere un enorme impatto nel contrasto dell’inquinamento. Una notizia che ha del clamoroso, soprattutto considerando il livello enorme di rifiuti generato dai settori alimentari e di acquacoltura. Quantitativi giganteschi di scaglie derivano da processi come inscatolamento, sfilettatura, affumicatura e non solo. Oggi tutto ciò va sprecato ma nel prossimo futuro potrebbe essere adoperato per contrastare l’inquinamento dei nostri mari.
Scaglie di pesce contro l’inquinamento
La ricerca propone dunque di convertire le scaglie da rifiuto in materiale funzionale. Ciò potrebbe mettere d’accordo sia il mondo industriale, favorito da nuovi guadagni, sia quello legato alla tutela dell’ambiente.
I fisici dell’Università Nazionale di Singapore hanno sviluppato un metodo innovativo per il riutilizzo delle squame di pesce, che diventeranno bioassorbenti per rimuovere l’inquinante Rhodamine B dall’acqua.
Il team di ricerca è stato guidato dal professor Sow Chorng Haur, del dipartimento di fisica della NUS. È stato scoperto come il riscaldamento delle scaglie di pesce, a una temperatura ottimale, le trasformi in bioassorbenti adatti per l’inquinante dell’acqua Rhodamine B. Questo è un colorante molto comune, sfruttato per i tessuti, le vernici, la carta e, in generale, gli agenti di tracciamento del flusso dell’acqua.
Un agente inquinante che può creare potenziali rischi per la salute, dal cancro all’insufficienza epatica. È ovviamente anche una minaccia concreta per gli ecosistemi marini. Riuscire a intervenire in tal senso sarebbe dunque di cruciale importanza.
Altra caratteristica scoperta, di potenziale sfruttamento, riguarda la luce ciano vibrante emessa al trattamento termico. In contrasto con la fioca fluorescenza blu in assenza di trattamento, sotto la luce ultravioletta. Ciò potrebbe essere sfruttato per ottenere materiale naturale in grado di trasmettere testi e immagini micro e macroscopiche.
Il riutilizzo per salvare il mondo
Il professor Sow ha spiegato quella che è la sua visione. Il riuso dei materiali è fondamentale nel mondo in cui viviamo, caratterizzato da una crescita enorme della popolazione globale: “A livello planetario si stima che ogni anno vengano gettati 7,2-12 milioni di tonnellate di scarti di pesce. Ciò rende i rifiuti di scaglie di pesce una risorsa abbondante per l’upcycling. Rivalutando i flussi di rifiuti, si possono scoprire proprietà affascinanti e multifunzionalità in materiali che potrebbero essere stati trascurati in precedenza”.
Non è la prima volta che si lavora per riutilizzo delle scaglie, ma ciò che maggiormente sorprende in questo caso è sia la scoperta dell’impatto sull’inquinamento, quando l’uso di un metodo di riscaldamento. Così facendo, le squadre subiscono cambiamenti sia chimici che fisici. Le lunghe catene di collagene vengono scomposte in piccoli segmenti, emettendo una luce blu sotto eccitazione UV. Al tempo stesso viene alterata la disposizione degli atomi, il che genera pori in superficie e all’interno. Le proprietà di fluorescenza vengono dunque alterate, migliorando l’assorbimento degli inquinanti.
A contatto con questi ultimi, le scaglie trattate hanno rimosso in maniera efficace il 91% in un breve lasso di tempo. È bastato un contatto di 10 minuti. Le scaglie contaminate possono poi essere riutilizzate, sfruttando un processo di sonicazione molto semplice. Il tutto per un gran processo di riciclo fondamentale per tutti noi.