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Davvero un ombrellone gigante nello spazio potrebbe aiutare a risolvere la crisi climatica?

Il mondo della scienza lavora a una soluzione alla crisi climatica: schermi solari in grado di difendersi dalle radiazioni del Sole

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Crisi climatica, soluzione spaziale Fonte foto: 123RF

Il mondo è in grado di salvarsi, invertendo la rotta del cambiamento climatico? Politicamente parlando, il genere umano si muove a un ritmo che ha dell’assurdo. La specie è a rischio, eppure il tema ambientale pare sempre meno centrale di quanto dovrebbe essere.

Il mondo della scienza lavora dunque a numerose ipotesi che possano restituire al pianeta una certa normalità. Si parla di interventi di tutela. Uno di questi prevede lo sfruttamento di schermi solari. Tempo fa si trattava di un’idea marginale, ma oggi è “tornata di moda”.

Schermi solari salva clima

I cambiamenti climatici sembrano inarrestabili, considerando quanto poco il genere umano stia facendo per invertire la rotta intrapresa. Un piccolo numero di astronomi e fisici, il cui quantitativo è cresciuto negli ultimi anni, sta dunque lavorando a una soluzione che pare frutto di un romanzo di fantascienza. La Terra va protetta dai raggi solari e, così, perché non aprire un ombrellone spaziale gigante dinanzi a essa?

Per quanto possa sembrare stupido, ciò rispecchia minimamente quanto si tenterà di fare. L’obiettivo è quello di bloccare una piccola porzione di radiazioni solari, bastevole a contrastare il riscaldamento globale. Stando ai calcoli effettuati, appena il 2% di radiazioni solari deviato raffredderebbe il pianeta di 1.5°C. La Terra resterebbe, dunque, entro i limiti climatici gestibili.

Dato l’aggravarsi della situazione globale, l’idea degli schermi solari ha ripreso piede. Un recente studio dell’Università dello Utah ha esplorato la dispersione di polvere in profondità nello spazio. Un team del MIT sta invece studiando le possibilità di riuscire a creare uno studio ottenuto grazie a delle “bolle spaziali”.

Al momento il calderone è colmo di idee, compresa quella dell’astronomo Istvan Szapudi che, ponendola in maniera semplicistica, suggeriva di legare un enorme scudo solare a un asteroide riutilizzato.

Il primo prototipo

Dalle ipotesi si sta passando a un vero e proprio prototipo. È quanto sostiene il team di scienziati guidato da Yoram Rozen, professore di fisica e direttore dell’Asher Space Research Institute del technion-Israel Institute of Technology. Un primo passo che vedrebbe uno scudo da 100 metri quadrati. Una cifra considerevole, a fronte di un milione di km necessari per bloccare la quantità di radiazioni solari necessaria.

Non mancano però critici di questa ipotetica iniziativa. Si pensi alla dottoranda Susanne Baur. Il progetto avrebbe un costo gigantesco. Non potrebbe inoltre essere implementato in tempo, considerando il rapido avanzare dell’emergenza climatica. Tempo e denaro sarebbero meglio spesi per ridurre concretamente le emissioni di gas, dedicando una minima parte della ricerca a idee di geoingegneria. Questo il suo pensiero ampiamente riassunto.

Per il dottor Szapudi, però, il 99% del peso del parasole sarebbe gestito dall’asteroide, il che aiuterebbe a compensare il costo. Il progetto per intero sarebbe nella sfera dei trilioni di dollari. Una cifra inferiore a quella spesa per le armi militari, ha sottolineato: “Salvare la Terra, rinunciando al 10% delle armi per distruggere le cose è un buon affare”.

Il futuro potrebbe avere quest’aspetto, dunque. Secondo Morgan Goodwin, direttore esecutivo della Planetary Sunshade Foundation, i parasole non hanno ottenuto grazie spazio negli anni perché i ricercatori sul clima si sono concentrati su ciò che accade nell’atmosfera terrestre e non nello spazio. Tutto ciò sta per cambiare.

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