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SCIENZA

La scienza incontra la fede: per la prima volta dei teologi collaboreranno con la NASA

La NASA si affida anche alla teologia per le prossime missioni spaziali, in previsione di particolari scoperte extraterrestri

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Teologi e scienziati collaborano per lo spazio Fonte foto: 123RF

Un po’ come nel celebre film di Paolo Genovese, scienza e fede sono spesso delle perfette sconosciute. In realtà sarebbe più corretto utilizzare il passato, per il verbo, visto che la NASA non sta affatto disdegnando di collaborare per i suoi progetti futuri. Non è un caso che l’agenzia spaziale americana abbia arruolato 24 teologi che faranno parte di un programma specifico a cui sta lavorando l’Università di Princeton. Oltre un milione di dollari sono già stati messi a disposizione per rendere meno distanti le posizioni di scienziati e colletti bianchi. Il Center for Theological Inquiry (CTI) è pronto ad accogliere il gruppo di studiosi più imprevedibile di sempre.

Bisognerà rispondere a una serie di domande: cos’è la vita? Cosa significa essere vivi? Qual è il confine tra umano ed extraterrestre? Teologi e scienziati collaboreranno in modo proficuo per non far diventare uno shock l’eventuale scoperta di forme di vita extraterrestre nel corso delle future missioni spaziali. Marte è il pianeta maggiormente indiziato da questo punto di vista, ma non l’unico ovviamente. Fra i teologi scelti c’è Andrew Davison, sacerdote e insegnante che ha spiegato quale potrebbe essere il suo approccio nel programma. Come ha raccontato alla stampa, le tradizioni religiose non possono più essere messe da parte nell’approfondimento del cosmo.

L’importanza dell’astrobiologia

Il suo obiettivo è quello di mettere in primo piano l’astrobiologia, la scienza che studia l’origine, l’evoluzione e la distribuzione delle forme di vita nell’universo. L’idea di puntare su un programma in cui scienza e fede vanno a braccetto è venuta in mente quando sempre più seminaristi e studenti hanno cominciato a fare domande insistenti sull’ambito extraterrestre. Queste riflessioni fino a non molto tempo fa riguardavano soprattutto la filosofia e la religione, anche se la NASA si è resa conto di non poter più escludere determinati tipi di collaborazione. Tutto questo è diventato urgente dopo la partenza del piano Perseverance per cercare tracce aliene.

Fede e comunicazione

In particolare i teologi si chiedono in maniera sempre più frequente fino a che punto siano arrivati i poteri di Dio. Nessuno sembra essere turbato dalla possibile scoperta di qualcosa di sensazionale, senza dimenticare altri aspetti che devono essere curati nel dettaglio. In questi anni, proprio l’agenzia spaziale a stelle e strisce ha voluto porre l’accento sul bisogno di una comunicazione intergalattica che viene spesso sottovalutata e dimenticata, ma che dovrà invece diventare quasi perfetta tra non molti anni. I dubbi sono inevitabili se si parte da un presupposto a cui si pensa ancora troppo poco.

Gli studi della NASA hanno sottolineato come l’uomo non sia ancora riuscito a parlare con le api che normalmente seguono il linguaggio della luce e lo stesso discorso vale per le balene e la loro semantica. Con tutte queste difficoltà, sembra quasi impossibile dar vita a una comunicazione intergalattica efficiente, ma è un problema che dovrà essere affrontato a tempo debito. Per il momento ci si potrà accontentare di una collaborazione pacifica tra teologia e scienza, nella speranza che non si arrivi a uno scontro verbale “degno” del peggior Processo di Biscardi.

Simone Ricci