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SCIENZA

Sta succedendo qualcosa alla navicella spaziale Voyager 1 della NASA

Problemi di comunicazione per la sonda Voyager 1: la NASA sta tentando di adattarsi alla tecnologia degli anni '70 per risolverli

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Voyager 1 Fonte foto: NASA

La sonda spaziale Voyager 1 è oltre 15 miliardi di km da quello che molti ritengono essere il confine del nostro sistema solare. A bordo però funziona ancora lo strumento di cui era responsabile Stamatios Krimgis, per tutti ormai Tom. Ciò nonostante siano trascorsi molti anni da quell’estate del 1977.

La missione originale della sonda verso Giove e Saturno doveva durare soltanto quattro anni, e invece è ancora lì. L’uomo però ha spiegato come ci sia un certo grado di preoccupazione in merito, dal momento che sono stati inviati dei messaggi privi di senso dalla sonda, a partire da novembre 2023.

I messaggi di Voyager 1

Gli scienziati provano a semplificare il concetto per i non addetti, parlando di una sorta di ictus che ha colpito i circuiti della sonda Voyager 1. Ha dunque subito un danno alle proprie capacità di comunicazione, per così dire.

“In pratica ha smesso di parlarci in maniera coerente”. Ecco le parole di Suzanne Dodd, del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Lei è la responsabile del progetto della missione interstellare Voyager del 2010. Ha sottolineato come questo sia un problema serio.

Non giungono messaggi in codice binario ma soltanto 1 e 0 alternati. Dinanzi a tutto ciò un “classico reset” tentato dal team non ha dato i frutti sperati. Sembra proprio che ci sia un problema con il computer di bordo, che raccoglie i dati e li impacchetta per spedirli a casa, sulla Terra. Si tratta però di una tecnologia informatica ovviamente primitiva, considerando i balzi in avanti fatti in tal senso dal ’77 a oggi. Citando un esempio di Dodd, c’è più tecnologia nel telecomandino che apre le portiere dell’auto. La potenza di calcolo di quel piccolo oggetto che diamo per scontato è ben maggiore dell’intera Voyager 1, eppure quest’ultima è ben oltre la Via Lattea. Ciò dovrebbe rendere ben chiaro quanto straordinario sia che continui a volare dopo 46 anni.

Possibili soluzioni

Il passare del tempo ha il suo scotto da pagare. In questo caso si traduce nel fatto che molti degli sviluppatori di Voyager 1 sono ormai deceduti. Gli esperti oggi hanno dovuto fronteggiare documenti ingialliti, tentando di entrare nella mente degli sviluppatori originali.

Ecco le parole di Linda Spilker, scienziata del progetto della missione Voyager presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA: “Al lavoro vedo tutti questi schemi di circuiti appesi al muro, con appunti adesivi. E queste persone che si stanno divertendo un modo nel tentare di risolvere i problemi, come nella tecnologia degli anni ’60 e ‘70”.

Un lavoro di creatività, di fatto, che però la lascia positiva e speranzosa. Un processo minuzioso che potrebbe richiedere ancora mesi. Il Voyager 1 è infatti tanto distante da richiedere quasi un giorno intero per far viaggiare un segnale e un altro per ottenere risposta.

Allo stato attuale, però, non si hanno informazioni sull’ambiente nel quale la sonda sta viaggiando. Lo spazio non è vacante, tutt’altro, anche in assenza di elementi come pianeti, stelle e altro. Ci sono gas, polvere e raggi cosmici di cui tener conto, dei quali non otteniamo dati.

Ecco le parole di Stella Ocker, astronoma del Caltech e dei Carnegie Obsevatories: “La scienza che mi interessa davvero fare è possibile soltanto con il Voyager 1. Ciò perché il Voyager 2, nonostante sia generalmente sano per la sua età, non può effettuare le misure particolari di cui ho bisogno per la mia ricerca”.

Questo processo di risoluzione, però, ha un senso limitato, poiché il tempo delle sonde sta per scadere. Sono infatti alimentate a plutonio ma questa risorsa è destinata a esaurirsi. I responsabili della missione hanno spento i riscaldatori, adottando altre misure per risparmiare energia e prolungare la durata il più possibile.

Alla fine, però, si dovrà dire addio a questi sistemi. Tra un paio d’anni inizierà lo spegnimento di alcuni strumenti scientifici, fino ad arrivare all’ultimo intorno al 2030, circa. Le sonde diventeranno spazzatura spaziale, ma non proprio. Al loro interno infatti ci sono dei dischi d’oro su cui sono registrati saluti in molte lingue, insieme con suoni della Terra. Il loro viaggio, dunque, continuerà ad avere un significato.