Scoperta una nuova specie di verme predatore sopravvissuta per 25 milioni di anni
Un team di ricercatori di Harvard ha fatto una scoperta straordinaria: questo verme predatore è sopravvissuto 25 milioni di anni in più rispetto a quanto si pensasse
Il nostro pianeta è da sempre stato segnato dal passaggio di esseri viventi dalle caratteristiche (e dall’aspetto) impressionanti o incredibili: i dinosauri sono un esempio lampante, ma non sono mai stati i soli a popolare terra, cielo e mari. Anzi, in verità, nel mondo antico e ancora estremamente misterioso degli oceani preistorici esisteva un animale molto particolare: un verme predatore.
Dotato di un’inquietante testa adornata di spine ricurve, questo cacciatore strisciante potrebbe facilmente essere scambiato per una delle temibili creature che popolano i deserti di Arrakis, il mondo immaginario di Dune e durante l’esplosione del Cambriano, oltre 500 milioni di anni fa, incuteva terrore nel popolo marino. Perché ne stiamo parlando oggi? Perché si è estinto moltissimo tempo dopo rispetto a quanto si pensava.
Verme Selkirkia: la nuova scoperta
Ebbene sì: un team di ricercatori di Harvard ha recentemente individuato una “nuova” specie che è stata denominata Selkirkia Tsering e che cambia tutte le convinzioni finora ritenute assodate sul verme predatore di cui siamo parlando, il cui nome scientifico è Selkirkia. Come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Biology Letters, la squadra ha ricevuto dei campioni rocciosi provenienti dalla valle del Draa, verdeggiante regione fluviale in Marocco.
I campioni includevano dei fossili, tutti abbastanza comuni. Tutti tranne uno, uno scisto (roccia metamorfica a grana medio-grossa) risalente al periodo dell’Ordoviciano inferiore: questo campione racchiudeva infatti i resti di quello che sembrava proprio un Selkirkia. L’Ordoviciano inferiore si colloca però ben 25 milioni di anni dopo il Cambriano, ed è proprio questo che ha lasciato tutti di stucco.
Selkirkia Tsering: adattamento e sopravvivenza
In principio i due scienziati a capo dello studio, Karma Nanglu e Javier Ortega-Hernández, si sono dimostrati scettici. Come abbiamo detto all’inizio, il verme Selkirkia era sulla carta una specie appartenente al Cambriano. In questo periodo, questo scalidoforo (organismo acquatico che vive e prolifera in ambienti marini profondi e ricchi di substrati duri) si è diffuso velocemente per via delle sue abilità di nutrirsi di piccole creature che poteva facilmente annichilire.
Il fatto di avere trovato una specie corrispondente nello scisto dell’Ordoviciano sembrava non avere senso: implicava infatti delle capacità di adattamento e sopravvivenza a dir poco sorprendenti. Così, il fossile è stato esaminato più e più volte. Il risultato non è mai cambiato: in modi ancora non del tutto chiari questo verme predatore si è evoluto, cambiando anche nelle abitudini e iniziando a perdere le sue doti di cacciatore attivo, filtrando piccoli organismi e particelle organiche dalle colonna d’acqua che lo circondavano e usando le proprie strutture fisiche (in particolare i cili) per nutrirsi.
Una storia piena di sorprese
Come Nanglu e Ortega-Hernández ribadiscono nel loro studio, la scoperta di questa nuova specie di verme Selkirkia rappresenta un passaggio fondamentale nell’ottica di una comprensione più accurata dell’evoluzione della vita marina nel corso delle varie ere geologiche del pianeta Terra.
Infatti, la sopravvivenza e le mutazioni del verme Selkirkia dimostrano che alcuni predatori del Cambriano hanno resistito all’evolversi degli ecosistemi e hanno continuato a dominare gli oceani molto tempo dopo rispetto a quanto inizialmente ipotizzato. Questo rinvenimento ci ricorda che la natura è piena di sorprese e che la storia evolutiva del nostro pianeta è ancora ricca di misteri da svelare.