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Emergenza siccità in Sicilia: le città che rischiano di rimanere senza acqua

Emergenza siccità in Sicilia, a rischio il settore turismo, le coltivazioni e il titolo di Capitale della Cultura: quali sono le città in ginocchio

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L’allarme siccità prosegue in Sicilia, il che mette in serio allarme l’intero settore turistico. La preoccupazione maggiore è però ovviamente per i cittadini. L’economia locale rischia di subire un collasso gravoso, tenendo conto delle condizioni delle colture. In questo clima drammatico, la città di Agrigento “minaccia” di rinunciare al titolo di Capitale della Cultura.

Siccità in Sicilia

La siccità è una piaga che rischia di mettere in ginocchio la Sicilia. La vita quotidiana dei cittadini è minacciata e, come detto, in prospettiva lo è l’intero comparto turistico. Questa è una delle regioni italiane più visitate nei mesi caldi dell’anno, ma l’assenza di scorte sufficienti d’acqua, dovute a temperature al rialzo e mancanza di piogge (se non in sporadici casi devastanti), cambia le regole del gioco.

Cosa accadrà nei prossimi mesi? Cosa si sta facendo per evitare di ritrovarsi dinanzi a un vero e proprio collasso? I grandi brand, come gli hotel di caratura internazionale, sono in grado di sostenere i costi per l’arrivo di autobotti, sfruttando anche cisterne private. Il risultato sarà un aumento dei costi per le tariffe dei clienti ma, in ultima analisi, il problema può dirsi “risolto”, o quantomeno aggirato. E tutti gli altri?

La Sicilia ha già lanciato un allarme per le proprie coltivazioni a febbraio 2024. La siccità, ad esempio, pone in serio pericolo la raccolta di agrumi. Un vero e proprio tesoro regionale. La situazione si è oggi estesa a numerose province, dal momento che le temperature sono ben al di sopra della media e non piove da ormai tanto tempo.

L’area della Sicilia più colpita sembra essere quella centro-occidentale. Nello specifico province come quelle di Agrigento, Palermo e Trapani sono in stato d’emergenza. Come se non bastasse il clima, anche lo stato delle condotte non aiuta. A Trapani, ad esempio, la situazione è stata ulteriormente aggravata dalla rottura dell’impianto principale sotterraneo.

Il sindaco di Agrigento ha fortemente chiesto aiuti immediati, dicendosi pronto a rinunciare al titolo di Capitale della Cultura. Ciò avrebbe un impatto economico devastante, al netto anche di prevedibili investimenti fatti da parte dei cittadini. Accogliere in questo stato migliaia di turisti, però, sarebbe impossibile. Franco Miccichè, come riportato da La Repubblica, ha così lanciato la sua provocazione: “Senza aiuti per la crisi idrica, siamo pronti a rinunciare al titolo di Capitale della Cultura”.

I più danneggiati potrebbero essere gli imprenditori del centro storico, che di fatto hanno minore spazio per installare delle cisterne. Occorre inoltre tener conto dei vincoli dettati dalla zona tutelata. Per quanto preoccupato, però, il presidente della Regione Renato Schifani ci tiene a tener lontani quelli che definisce “allarmismi”. Ecco le sue parole: “Vorrei rassicurare i turisti che vorrebbero venire in Sicilia: non rischiano”.

Come sarà l’estate in Sicilia

La Sicilia, come in generale il Sud Italia, sta vivendo una grande rinascita turistica. Si pensi a Napoli, di colpo presa d’assalto da americani e non solo, che per anni hanno considerato quasi soltanto la Costiera Amalfitana e Sorrentina, per poi “scappare” altrove.

Va da sé che Schifani tenti di non gettare tutto al vento ma occorre proporre soluzioni concrete. Francesco Picarella, proprietario dell’Hotel del Viale, ad Agrigento, ha spiegato come in città alcune aree ricevano acqua 2-3 volte a settimana. Un razionamento che non è più soltanto uno spettro. Nei prossimi mesi, anzi, potrebbe soltanto allargare le sue maglie.

A Trapani, spiega il presidente della sezione locale di Federalberghi Antonio Marino, i colleghi si organizzano con autobotti private, fino a quando se ne troveranno. A Taormina la crisi idrica è per ora scongiurata grazie a un accordo con la città di Messina. A Cefelù il delegato di Federalberghi Francesco Randone lamenta infine una perdita del 30-40% d’acqua nella rete. Non si registrano ancora cancellazioni e la polemica è atta a evitare danni enormi. Si attende ora una mossa di Schifani e del governo Meloni.