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Emergenza siccità, in 160 Comuni sarà razionata l'acqua

Sicilia in allarme idrico, ancora una volta. Da mesi la situazione peggiora e più di 100 comuni sono in fase di razionamento dell'acqua

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Ciò che sta accadendo in Sicilia è a dir poco allarmante. La Regione sta fronteggiando una grave siccità da ormai cinque mesi. Uno stato d’allarme che ha spinto a razionare la fornitura di acqua potabile in quasi tutte le province. Questa limitazione necessaria ha avuto inizio a gennaio 2024 e, stando a quanto riportato da Repubblica Palermo, il complesso processo, che sta complicando non poco la vita di tantissimi siciliani, coinvolge per 160 Comuni dei 391 totali dell’isola italiana. Questi sono distribuiti tra le seguenti province: Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani.

Siccità in Sicilia

Massimo Burruano, il direttore operativo di Siciliacque, che gestisce il servizio idrico per la regione, ha spiegato quello che è il piano per salvaguardare i diritti di tutti i cittadini di queste aree colpite. Si mira a limitare di ben il 45% l’erogazione dell’acqua in alcuni casi. Non si tratta però di una novità, per i siciliani, l’affrontare una carenza d’acqua potabile, che non sia a pagamento sugli scaffali del supermercato.

Per questo motivo nel tempo è stata sviluppata una forma di adattamento, che passa attraverso lo sfruttamento di laghi e la costruzione di bacini artificiali, dove l’acqua viene accumulata. Gli ultimi cinque mesi sono però stati davvero eccezionalmente tremendi per la regione. La siccità è stata così grave da mandare in crisi la struttura creata per far fronte alle emergenze. L’acqua che era custodita negli invasi, ovvero nei sistemi di stoccaggio d’emergenza, ha raggiunto un livello estremamente basso. Qualcosa di mai visto nel corso degli ultimi anni.

L’allarme della Regione

A gennaio la crisi era già risultata particolarmente grave, con 39 comuni costretti a servirsi dell’invaso di Fanaco (largo artificiale sito in provincia di Palermo). In quel caso Siciliacque aveva ridotto le forniture di appena il 10% nella maggior parte dei comuni colpiti, e del 15% in pochi altri. A inizio febbraio, però, il presidente di Regione Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale sull’intero territorio siciliano.

“La Sicilia è l’unica regione d’Italia, e tra le poche d’Europa, in zona rossa per carenza di risorse idriche. Stessa situazione si ritrova in Marocco ed Algeria”. Una condizione ancora gestibile per i cittadini comuni ma drammatica a livelli estremi per allevatori e agricoltori. La situazione più grave viene oggi segnata nel lago Lentini, che è in provincia di Siracusa, così come all’Ogliastro, che è tra Enna e Catania. Il bacino della diga di Rosamarina di Ceccamo, in provincia di Palermo, ha invece raggiunto 12 milioni di metri cubi di acqua, che è il 16% della sua capacità totale.

Come se non bastasse, anche la Sicilia fronteggia una problematica largamente comune in tutt’Italia, che costa un bel po’ ai cittadini. Si tratta delle perdite del sistema idrico. Un autogol clamoroso per il nostro Paese, che deve fronteggiare anche una rete di distribuzione ormai da tempo obsoleta. In Sicilia il problema è ancora più grave, considerando come ormai da più di 30 anni i consorzi di gestione delle acque sono commissariati. Sarebbe loro il compito di investire per mantenere la rete idrica e migliorarla. Ad oggi, purtroppo, non è successo in maniera minimamente adeguata.