Questo splendore nel cielo ha incantato tutti, dove ci sta guidando
Nettuno come non lo avevamo mai visto prima: il telescopio James Webb ha immortalato il pianeta con i suoi anelli, solitamente fiochi
Freddo, lontano e circondato da un’atmosfera irrespirabile. Le descrizioni che sono state fatte nel tempo, sia a livello scientifico che cinematografico, di Nettuno, non lo rendono affatto attraente. Eppure anche questo pianeta ha un suo fascino, come ben testimoniato da uno degli ultimi scatti del telescopio James Webb della NASA e dell’ESA. .
Il sofisticato dispositivo delle agenzie spaziali americana ed europea ha immortalato il gelido oggetto celeste in una insolita tonalità bianca (di solito appare blu) e con una nitidezza tale che si possono notare gli anelli. Non avveniva da tantissimo tempo che lo si potesse ammirare in questa maniera, tanto che è vero che quando si parla di anelli, si pensa subito ad altri pianeti.
Forse non tutti sanno che anche Nettuno può vantare un proprio sistema di anelli planetari, debole ma comunque reale. Nel 1984 l’astrofisico André Brahic fece appunto una previsione molto accurata su questo stesso sistema, poi la sonda Voyager 2 riuscì a fotografare il tutto per la prima volta in assoluto cinque anni dopo. Ci sono delle somiglianze importanti con gli anelli più celebri del sistema solare, quelli di Saturno, ma in generale le polveri sono molto sottili e quasi impercettibili. La nitidezza di James Webb non si registrava da tempo immemore, per l’appunto dal lontano 1989 in occasione del primo scatto spaziale.
La circolazione dell’atmosfera
Il telescopio è talmente all’avanguardia da essere stato in grado di rilevare le bande di polvere di Nettuno, solitamente fioche come accade nel caso di Giove, oltre a una linea luminosa molto sottile intorno all’equatore. Quest’ultimo segnale non sarebbe altro che l’effetto della circolazione di atmosfera che sospinge i vari venti che soffiano in questa zona dell’Universo. Vale la pena ricordare che Nettuno ha un’atmosfera ricca di elementi pesanti, una caratteristica che conferisce al pianeta il suo tipico e già ricordato colore blu. Non è altro che materiale gassoso, ben evidente nello scatto di James Webb.
Metano e ghiaccio
La spiegazione del colore bianco invece che blu è presto detta. Il gas metano riesce ad assorbire sia la luce rossa che quella infrarossa, al punto che Nettuno diventa più scuro nelle lunghezze d’onda del telescopio, fatta eccezione per le parti di pianeta che sono circondate da nubi ad alta quota. Queste ultime sono agglomerati di metano e ghiaccio e al nostro occhio appaiono come tanti punti luminosi in grado di riflettere la luce del Sole. Di recente è stato persino scoperto un “piccolo Nettuno” che orbita attorno a una stella grande come la nostra, ma la storia del pianeta del sistema solare è altrettanto affascinante.
La scoperta di Nettuno risale al 1846 per merito di Johann Gottfried Galle e Heinrich Louis d’Arrest. I due riuscirono a passare alla storia grazie al telescopio dell’osservatorio astronomico di Berlino e a una serie di calcoli matematici. Per la prima volta, dunque, un pianeta fu scoperto grazie a una formula invece che con le regolari osservazioni, come avveniva all’epoca. La luna Tritone fu individuata poco tempo dopo, mentre fu necessario attendere il XX secolo per l’ufficializzazione degli altri tredici satelliti. A distanza di tantissimi anni, oggi ci appare splendido come non mai.