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SCIENZA

Ci sono delle stelle nella Via Lattea che si comportano in modo strano

Nonostante siano antichissime, alcune stelle che ruotano intorno al buco nero che si trova al centro della galassia sembrano inspiegabilmente giovani. Il motivo? Sono degli "zombie"

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Sappiamo bene che il cosmo è ricco di misteri e carico di anomalie, ma ci credereste se vi dicessimo che al suo interno si verificano eventi simili a quelli che ispirano interi filoni cinematografici (e serie di videogames)? E no, non parliamo del classico meteorite in procinto di schiantarsi sulla Terra, ma di fenomeni più simili a L’Alba dei Morti Viventi. Sì, stiamo proprio parlando di stelle zombie, che cannibalizzano altre stelle e rubano la loro energia e la loro linfa vitale.

Certo, il paragone con film e mostri cruenti e violenti è un po’ azzardato, ma di fatto è proprio così che questi corpi celesti sono stati definiti dai ricercatori della Northwestern University, sorpresi dopo aver scoperto il loro strano e inquietante comportamento.

La scoperta delle stelle zombie

Ma facciamo un passo indietro. Dal 2022 a oggi si è molto discusso del buco nero al centro della Via Lattea, Sagittarius A, e le osservazioni intorno a questo misterioso corpo celeste si sono intensificate (al punto che proprio di recente è stata immortalata la sua struttura). Al team di ricercatori della Northwestern University, giusto un anno fa, era stato commissionato uno studio finanziato dalla National Science Foundation e dalla NASA, che doveva scoprire e analizzare il destino delle stelle che si trovano nell’orbita di Sagittarius A.

Gli scienziati avevano il compito di evidenziare gli impatti delle collisioni stellari in questo ambiente estremo: il cuore della Via Lattea, infatti, è caratterizzato da una densa concentrazione di stelle (oltre 1 milione) che sembrano generare una sorta di turbine demolitore, con velocità orbitali rapidissime. Per riuscire ad avere un’idea di cosa accadeva dentro questo turbine, gli studiosi hanno tracciato i movimenti di 1000 corpi celesti identificati in precedenza usando delle simulazioni astrofisiche avanzate. È proprio così che si sono accorti che alcune stelle apparentemente giovani erano in realtà antichissime, ma mantenevano vigore ed energia grazie alla loro “abitudine” di divorare le stelle più vicine.

Cannibalismo stellare (e giovinezza effimera)

Come si spiega questo fenomeno? A dettare le regole è la distanza da Sagittarius A: entro 0,01 parsec dal buco nero, le stelle, che si muovono a migliaia di chilometri al secondo, si scontrano costantemente, ma per via dell’attrazione gravitazionale non si tratta mai di uno scontro frontale. Secondo l’autore principale dello studio (pubblicato su ArXiv), Sanaea C. Rose, la loro contrapposizione somiglia più un “violento cinque”, forte non abbastanza da distruggere completamente le due stelle ma tanto quanto serve per far perdere loro gli strati esterni.

Le stelle più lontane, invece, orbitano in modo più rilassato, meno caotico. Questo modo di orbitare consente loro di appropriarsi degli strati esterni delle stelle più vicine a Sagittarius A, facendole diventare più massicce e più giovani nell’aspetto. In questo senso, le stelle che “mangiano” le compagne sembrano più dei vampiri, perché diventano più forti e resistenti, seppur solo transitoriamente, a scapito delle stelle che hanno perso gli strati esterni, che finiranno irrimediabilmente in polvere.

I prossimi passi

Naturalmente, oltre a essere suggestivo, lo studio della Northwestern University ha delle enormi implicazioni scientifiche. Le simulazioni astrofisiche, infatti offrono un’opportunità unica per comprendere processi altrimenti invisibili, che si inquadrano in un ambiente difficile da osservare direttamente. Inoltre, la ricerca evidenzia l’importanza di considerare gli effetti delle collisioni stellari nei modelli astrofisici per una comprensione più completa dell’universo.

Proseguire la ricerca su questo tema, per di più, potrebbe portare a una comprensione più approfondita dei processi astrofisici che si verificano al centro della Via Lattea e a capire se è possibile prendere ad esempio tutte le loro implicazioni per ciò che riguarda in generale la formazione e l’evoluzione delle galassie.