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La UE approva il DSA e il DMA: cosa cambia per Facebook e WhatsApp

I due nuovi regolamenti europei DMA e DSA hanno lo scopo dichiarato di arginare lo strapotere di Meta, Google, Amazon, Apple e delle altre big della tecnologia. Ci riuscirannno?

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Come previsto da già diverse settimane, il Parlamento Europeo ha dato voto favorevole al Digital Services Act (DSA) e al Digital Markets Act (DMA), due nuovi regolamenti che potenzialmente rivoluzioneranno il mercato dei servizi digitali: dai social alle app di messaggistica, dagli assistenti vocali ai motori di ricerca.

I due nuovi regolamenti, infatti, almeno sulla carta rappresentano delle forti barriere contro lo strapotere dei colossi della tecnologia come Meta (con WhatsApp, Facebook, Messenger e Instagram), Google (con Search e con Assistant), Telegram, Twitter e, in generale, tutte le aziende che gestiscono una grande mole di dati di una grande quantità di utenti. Lo scopo dei due regolamenti è diverso, ma in realtà si tratta di un tandem che gioca in coppia: il DSA mira a creare un ambiente online più “pulito” e meno “tossico“, nel quale le piattaforme iniziano a prendersi le proprie responsabilità sui contenuti pubblicati dagli utenti e lasciati circolare liberamente, mentre il DMA mira a creare le condizioni di mercato affinché l’utente, se non è soddisfatto di un servizio, possa prendere tutti i suoi dati e portarli in un altro servizio concorrente.

DSA: cosa cambia

Il Digital Services Act, o DSA, regola gli obblighi in capo a chi fornisce servizi digitali di connessione tra i consumatori e beni, servizi e contenuti (compresi gli e-commerce). Lo scopo dichiarato è quello che, grazie al DSA, ciò che è illegale offline lo sia anche online.

Quindi misure per contrastare la pubblicazione, diffusione e vendita di contenuti, beni e servizi illegali e/o contraffatti, nuove regole per tracciare i venditori e persino l’obbligo per gli ecommerce (Amazon inclusa) di fare controlli random sui prodotti in vendita.

Poi c’è tutto il capitolo dei contenuti online, che interessa tutti i social come Facebook, Instagram, Twitter: innanzitutto si estende e rafforza l’obbligo di proteggere i minori dai contenuti pericolosi, poi si dichiara guerra alle fake news e ai contenuti tossici che andranno rimossi in modo efficace.

Ma qui salta fuori il primo grosso problema: “Queste misure devono essere attentamente bilanciate per evitare restrizioni della libertà di espressione e sono soggette ad audit indipendenti“. Tra il dire e il fare, quindi, ci sarà di mezzo un mare molto agitato.

DMA: cosa cambia

Il Digital Markets Act, o DMA, regola il mercato in cui si muovono i fornitori di servizi digitali. Tutti i servizi, nessuno escluso:

  • Servizi di intermediazione online
  • Motori di ricerca
  • Social network
  • Piattaforme di condivisione video
  • Piattaforme di messaggistica
  • Sistemi operativi
  • Servizi di cloud computing
  • Servizi pubblicitari
  • Browser Web
  • Assistenti virtuali

Tutti questi servizi e prodotti hanno in comune una cosa: l’enorme quantità di dati degli utenti che raccolgono, gestiscono, comprano e vendono. Tra questi servizi, il nuovo DMA seleziona quelli con almeno

  • 7,5 miliardi di fatturato annuo
  • 45 milioni di utenti mensili
  • Una posizione di mercato stabile e duratura

Chi è in possesso di questi tre requisiti viene definito “gatekeeper” ed è soggetto al DMA. Deve quindi adottare la massima trasparenza su come gestisce i dati degli utenti, deve permettere loro di uscire dal servizio con la stessa facilità con cui sono entrati, permettere agli utenti di usare app e servizi di terze parti che possono scambiare dati con la piattaforma del gatekeeper e molto altro.

All’interno di questo “molto altro” c’è una cosa importantissima: il DMA prevede la cosiddetta “interoperabilità” delle piattaforme di messaggistica istantanea che, come dice il nome stesso, vuol dire che gli utenti devono essere in grado di chattare tra loro usando app diverse.

In pratica un utente WhatsApp deve poter mandare un messaggio ad un utente Telegram, che magari manderà un video ad un utente di Instagram Direct e così via. Tutto ciò non è affatto facile da realizzare dal punto di vista tecnico, a causa della crittografia applicata ai messaggi per proteggere le chat. Staremo a vedere, quindi, se, quando e come l’interoperabilità dei servizi di messaggistica istantanea diventerà realtà.