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Facebook nei guai in UE: che succederà ai nostri profili

L'European Data Protection Board colpisce duro contro Meta: multa da 1,2 miliardi di euro per trasferimenti sistematici, ripetuti e continui dei dati degli utenti in violazione della GDPR

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La multa più alta di sempre, da quando esiste la direttiva europea GDPR sulla privacy, è quella che è stata appena comminata a Meta: l’azienda di Mark Zuckerberg dovrà pagare alla European Data Protection Board (EDPB) la cifra astronomica di 1,2 miliardi di euro. Il precedente record era del 2021: Amazon multata per 746 milioni di euro.

Ripetute gravi violazioni della GDPR

Andrea Jelinek, presidente dell’EDPB, ha spiegato il motivo della multa della UE a Facebook e il perché di una cifra così elevata: “L’EDPB ha ritenuto che l’infrazione di Meta sia molto grave in quanto riguarda trasferimenti sistematici, ripetuti e continui. Facebook ha milioni di utenti in Europa, quindi il volume di dati personali trasferiti è enorme. Una multa senza precedenti è un segnale forte per le organizzazioni che gravi violazioni hanno conseguenze di vasta portata“.

Facebook, quindi, diventa un simbolo e un avvertimento per tutti: la UE non ha più intenzione di tollerare le violazioni della privacy dei suoi cittadini, nemmeno se i cittadini UE accettano un contratto non a norma con le piattaforme online.

Cosa ha fatto Meta

Le violazioni della GDPR di cui è accusata Meta sono relative al trasferimento dei dati di centinaia di milioni di utenti di Facebook dal territorio UE (dove gli utenti usano il servizio) a quello degli Stati Uniti (dove Facebook ha i suoi server).

In particolare l’EDPB rimprovera a Facebook di aver continuato a trasferire i dati anche dopo il 16 luglio 2020, data in cui la Corte di Giustizia Europea ha stabilito con sentenza che i dati trasferiti in USA non sono al riparo da possibili interferenze e intromissioni da parte delle autorità statunitensi, CIA ed FBI incluse.

Meta annuncia ricorso

In una nota ufficiale Meta ha annunciato ricorso contro la maxi multa, affermando che la violazione contestata non deriva da un suo comportamento, ma da un conflitto tra la normativa americana e quella europea in tema di privacy. Un conflitto che, secondo Meta, spetta ai politici risolvere e non alle aziende.

Anche perché, come spiegano Nick Clegg, ex vice primo ministro del Regno Unito e oggi presidente dei Global Affairs di Meta e Jennifer Newstead, a capo dell’ufficio legale di Meta, “Migliaia di aziende e organizzazioni si affidano alla capacità di trasferire dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per operare e fornire servizi quotidiani“.

Facebook via dall’Europa?

A inizio febbraio 2022, quando ancora la European Data Protection Board stava indagando sulle (allora presunte) violazioni della GDPR da parte di Facebook, Meta arrivò a minacciare l’addio di Facebook e Instagram dall’Europa.

All’epoca disse che non era possibile gestire i due social senza spostare dati in USA e che, per l’azienda, sarebbe stato più conveniente chiudere le attività in UE piuttosto che evitare di spostare i dati. Che succederà, adesso?

L’EDPB ha dato 5 mesi di tempo a Meta per interrompere il trasferimento di dati dall’Europa agli Stati Uniti, la società nel frattempo farà ricorso e in base all’esito delle sue azioni legali deciderà cosa fare dei suoi oltre 400 milioni di utenti europei.

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