Un preoccupante e triste record è stato raggiunto a Bari per il consumo di suolo
Ambiente a rischio a Bari e in diverse zone della Puglia a causa dell'aumento del consumo di suolo: a causarlo spesso è l'uomo con le sue attività
Ambiente a rischio in Puglia a causa del consumo di suolo, con una particolare criticità registrata nella città di Bari.
Tra le principali cause del fenomeno ci sono le attività dell’uomo e occorre intervenire in tempi rapidi per arginare l’emergenza.
Ambiente a rischio in Puglia
Il consumo di suolo è una delle sfide ambientali più urgenti di oggi e Bari ne è tristemente protagonista. La città ha registrato un incremento significativo di terreno ridotto tra il 2022 e il 2023, pari a 16 ettari, secondo il rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Questo dato colloca Bari al quarto posto in Puglia, dopo Cerignola, Ostuni e Lucera, confermando un trend che non accenna a rallentare. La situazione è ancora più allarmante se si considera che, a livello nazionale, il capoluogo pugliese si posiziona al terzo posto per densità di consumo di suolo, con un valore di 13,43 metri quadrati per ettaro.
In tutta la regione Puglia il consumo del suolo interessa ampie porzioni di territorio. Nel 2022 sono stati sottratti 718 ettari di terra, un dato che evidenzia l’impatto di attività umane come cementificazione, abbandono agricolo e installazione d’impianti fotovoltaici a terra. Dal 2016 a oggi, si stima che la regione abbia perso quasi 160.000 ettari di suolo. La provincia di Foggia guida questa classifica negativa con 313 ettari consumati nel 2023, seguita da Bari con 136 e Lecce con 116.
Le associazioni denunciano come negli ultimi cinquant’anni sia scomparso un terreno agricolo su tre. Questo fenomeno non solo compromette l’agricoltura locale, ma aggrava anche i rischi legati ai cambiamenti climatici. Infatti, il 2022 ha visto una perdita del 21% della produzione agricola in Puglia, con una diminuzione del valore economico pari al 6,2%.
Il consumo di suolo, insomma, non riguarda solo l’ambiente: ha ripercussioni dirette sull’economia e sulla sicurezza dei cittadini. Tra le conseguenze principali c’è la perdita di quei benefici che il suolo naturalmente fornisce, come l’assorbimento delle acque piovane e la regolazione del ciclo idrologico. Nel 2023, questo deficit è stato stimato in oltre 400 milioni di euro a livello nazionale. Il cosiddetto “effetto spugna” del suolo, fondamentale per prevenire inondazioni e alluvioni, si riduce drasticamente con l’avanzare del cemento.
A ciò si aggiunge il rischio idrogeologico: in Puglia, il 100% dei comuni della provincia di Barletta-Andria-Trani è esposto a frane, mentre il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% della provincia di Bari e l’81% del Leccese condividono questa vulnerabilità. Complessivamente, oltre 119.000 cittadini pugliesi vivono in aree a rischio di alluvioni, mentre 8.000 sono direttamente esposti a frane.
La crisi che coinvolge Bari
Bari, con il 43,34% del proprio territorio già consumato, guida la classifica regionale, seguita da Modugno (42,12%) e Aradeo (28,55%). Tra i capoluoghi di provincia pugliesi, la città è seconda solo a Taranto in termini assoluti di suolo ridotto: 5.045 ettari nel 2023. Tuttavia, la densità di consumo colloca Bari al nono posto in Puglia, preceduta da comuni come Monteiasi e Bovino, più piccoli ma non per questo meno colpiti dal fenomeno.
I dati di Bari e della Puglia sono un chiaro segnale d’allarme. Il ritmo di consumo del suolo in Italia, pari a circa 20 ettari al giorno, è insostenibile. Sebbene il 2023 abbia visto una lieve riduzione rispetto all’anno precedente, il problema rimane drammaticamente presente. Le cause principali sono da ricercarsi nell’espansione urbanistica incontrollata, nelle infrastrutture energetiche a terra e nella progressiva perdita di terreni agricoli.
Serve un approccio sistemico per affrontare questa crisi: piani urbanistici più rigorosi, incentivi per il recupero e la riqualificazione di aree già edificate, e una maggiore tutela dei suoli agricoli. Ridurre il consumo di suolo non serve solo a preservare il paesaggio, ma è una necessità per garantire la sicurezza idrogeologica, la sostenibilità economica e la qualità della vita delle prossime generazioni.
Il caso di Bari e della Puglia dimostra che il tempo per agire è agli sgoccioli. Proseguire su questa strada significa sacrificare il territorio e compromettere il futuro.