Antichi relitti trovati in mare: l'esplorazione accende il mistero
Sono delle vere e proprie "navi fantasma" che, a distanza di molto tempo, sono state ritrovate sul fondo del Baltico. Adesso gli scienziati stanno indagando per capire di più sulla loro "fine"
Sulla fine di tante, tantissime navi “scomparse” nel mezzo della loro tratta si è fatto un gran parlare: un intero ramo della letteratura legata ai pirati, infatti, favoleggia sulle “navi fantasma“. Ma cosa succede quando la fantasia incontra la realtà e dei vascelli reputati scomparsi vengono, all’improvviso, ritrovati?
Semplice (per modo di dire): partono delle ricerche accuratissime per indagare su cosa le abbia affondate e su quali siano le loro caratteristiche, come sta succedendo in Danimarca, dove un gruppo di ricercatori si è imbattuto in tre navi naufragate e ancora in ottime condizioni, che giacciono sul fondo del Mar Baltico.
Il ritrovamento dei relitti in mare
A scoprire i tre relitti in mare è stato un gruppo di archeologi del Sea War Museum – Jutland (Museo della Guerra Marittima dello Jutland), nella Danimarca occidentale. I ricercatori sono partiti lo scorso ottobre, capitanati dall’architetto e archeologo marino Christian Lemée, proprio per esplorare una zona che circa 300 anni fa era particolarmente navigata. Gli archeologi, dunque, erano già consapevoli della possibilità di trovare dei relitti di navi, eppure non si aspettavano ciò che hanno visto.
Sì, perché le tre navi, che sono state individuate e poi esplorate grazie a robot subacquei avanzati e a veicoli sottomarini telecomandati e dotati di telecamere ad alta risoluzione, sembrano essere due galee mercantili dei Paesi Bassi e una nave scandinava in buonissime condizioni. Dunque, cosa le ha affondate? Cos’è successo davvero e perché sono scomparse dai “radar”?
Le navi fantasma e le prime ipotesi
Per cercare di capirci di più, il gruppo di archeologi ha tenuto in considerazione il luogo del ritrovamento, 46,3 chilometri a est dell’isola svedese di Gotland, e la profondità cui si trovano le navi (150 metri). In base a questo e alle forme degli scavi, l’ipotesi più verosimile è che le navi abbiano subito dei danni durante la navigazione. Il primo relitto è apparentemente robusto, ma grazie ai robot che sono stati in grado di scendere nelle profondità più remote, sembra che una delle pompe responsabili della navigazione abbia una sorta di spaccatura.
Anche il secondo relitto sembra robusto e quasi intatto, ma sempre grazie a un’osservazione più precisa, i ricercatori si sono accorti di una rottura al centro della barca, più precisamente nella parte inferiore. Infine, il terzo relitto, che è per altro il meglio conservato, sembra avere come unico punto critico una crepa sullo scafo. Ciò basterebbe ad affondare delle navi che hanno una lunghezza che va dai 22 ai 25 metri? Sì e no. Ed è per questo che gli archeologi vogliono far luce sul mistero.
I relitti sul fondo del Baltico e le indagini
Il dottor Lemée, a capo delle ricerche, ha subito espresso il desiderio di andare a ritroso per riuscire a capire la storia dei relitti. Tutt’e tre sono in legno e tutt’e tre hanno qualcosa in comune: delle sculture a prua (la testa di un uomo, la testa di un drago, la testa di una donna) che, sulla carta, dovevano essere di buon auspicio e portare le navi a destinazione senza intoppi. Ci si chiede, dunque, come mai i marinai sentissero il bisogno di questi “talismani” per attraversare questo tratto di mare.
Ancora, secondo Lemée e la sua squadra, per capire davvero tutti i dettagli dovranno essere prelevati dei campioni da ogni relitto, per tenere conto dei fisiologici processi che hanno luogo quando batteri (e altri organismi marini) scompongono i materiali nelle profondità dell’Oceano. La storia e la chimica possono raccontare di più sulle sorti delle navi. E, chissà, potrebbero anche parlarci di passati pericoli che ancora ignoriamo.